Come navi nella notte: thriller distopico (ma non troppo)
“Come navi nella notte” è il penultimo romanzo di Tullio Avoledo. Chi segue il blog forse saprà che apprezzo sempre i libri dell’autore friulano e anche questo non delude.
Si tratta di un thriller vero e proprio, anche se con un’ambientazione distopica che non è comunque troppo distante dalla realtà. A differenza di altri romanzi di Avoledo le incursioni nel fantastico e nel bizzarro sono molto contenute e la storia può piacere anche agli appassionati di gialli e thriller più tradizionali.
La vicenda segue le disavventure di Marco Ferrari, un ex poliziotto italiano, con un passato che vuole dimenticare, trasferitosi in Germania e lì diventato scrittore di successo. Rientrato in Italia per vendere la vecchia casa di famiglia si ritrova coinvolto dapprima in un rapimento e poi in un vero e proprio intrigo internazionale.
Tutto si svolge in un’Italia pesantemente trasformata dalla pandemia. La nazione è allo sfascio e solo l’intervento della Cina, sia dal punto di vista economico che amministrativo, ha permesso al paese di restare in equilibrio precario e non precipitare nel fallimento totale. Una destra populista ha preso il potere e spadroneggia utilizzando un controllo pervasivo sulla vita dei cittadini. Molte abitudini della pandemia hanno messo radici, si usano le mascherine, si mantiene il distanziamento sociale e ci si è abituati a diffidare di chiunque.
Avoledo si è limitato a estrapolare degli elementi presenti nella situazione attuale
Trattandosi di un thriller non voglio fare spoiler, inutile svelare intreccio e colpi di scena, voglio invece soffermarmi un po’ sull’ambientazione. Nell’introduzione ho detto che la storia si dipana in un’Italia distopica, ma non troppo lontana dalla realtà. Eppure quella descritta da Avoledo non è sicuramente l’Italia attuale. Oppure si?
Proprio mentre stavo leggendo il romanzo è scoppiato il caso delle sedi (segrete?) della polizia cinese in Italia. Certo è una cosa diversa dalla presenza ufficiale e autorizzata della polizia cinese descritta da Avoledo, ma forse quello che stiamo vivendo è solo l’inizio e l’autore friulano ci descrive ciò che siamo destinati a diventare.
Il romanzo è un thriller godibilissimo, con molta azione, un pizzico di romanticismo e tutti gli ingredienti giusti perfettamente miscelati, con il tono di fondo tipico di Avoledo, che contribuisce ad aggiungere gusto al risultato
Anche il populismo autocratico della destra al potere nell’Italia di Marco Ferrari è ancora lontano (non così lontano come vorrei) da quello che vediamo quotidianamente, eppure i segnali che possiamo cogliere non sono certo incoraggianti.
Avoledo si è limitato a estrapolare degli elementi presenti nella situazione attuale, ne ha esagerati alcuni, mostrandoci un futuro che potrebbe essere, un futuro che certamente non vogliamo, ma che non è impossibile.
Il romanzo può fornire moltissimi spunti di riflessione, sulla società attuale, sulle vicende legate alla pandemia, su come l’informazione venga pilotata e altro ancora. In particolare si sofferma sulla relazione dei personaggi con il passato. Sia il passato personale che quello collettivo continuano a influenzare le loro scelte, il loro presente e futuro. Non ci si libera facilmente dai suoi fantasmi, né da quelli disturbanti né da quelli che portano conforto.
Ma non fraintendetemi, il romanzo è un thriller godibilissimo, con molta azione, un pizzico di romanticismo e tutti gli ingredienti giusti perfettamente miscelati, con il tono di fondo tipico di Avoledo, che contribuisce ad aggiungere gusto al risultato.