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Il vichingo di viale Roma

Il vichingo di viale Roma

GiovanGuglielmo odia il suo nome. Si è sempre chiesto cosa sarebbe accaduto se entrambi i suoi nonni si fossero chiamati Giovanni. I suoi genitori l’avrebbero chiamato GiovanGiovanni? Un tempo il suo nome era fonte di parecchio dispiacere, ma ora non è più affar suo. Da 

l’IA e io

l’IA e io

«Come fai a startene lì tranquillo? Questa cosa ci travolgerà tutti. Ci sta già rovinando la carriera.» Sollevai una palpebra, solo quel tanto per assicurarmi che non compisse qualche atto disperato e mi rimisi più comodo sul divano. «A parte che non abbiamo nessuna carriera, 

Come navi nella notte: thriller distopico (ma non troppo)

Come navi nella notte: thriller distopico (ma non troppo)

Come navi nella notte” è il penultimo romanzo di Tullio Avoledo. Chi segue il blog forse saprà che apprezzo sempre i libri dell’autore friulano e anche questo non delude.

Si tratta di un thriller vero e proprio, anche se con un’ambientazione distopica che non è comunque troppo distante dalla realtà. A differenza di altri romanzi di Avoledo le incursioni nel fantastico e nel bizzarro sono molto contenute e la storia può piacere anche agli appassionati di gialli e thriller più tradizionali.

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Megafauna

Megafauna

Anno zero «Sta partorendo. Sbrigati!» Petra Hamilton saltò in piedi dal divanetto su cui si era appisolata e rincorse il suo socio che sembrava aver volato lungo i corridoi del laboratorio ed era già sparito dietro una porta contrassegnata da una M dentro un triangolo. 

La caccia

La caccia

Fiutò di nuovo l’aria. Fra quegli odori bizzarri e sconvolgenti che aveva dovuto imparare a sopportare e conoscere gli parve di percepire una lieve traccia di quello che stava cercando. Si voltò a cercare gli altri, non vide nessuno, ma nell’aria c’era l’odore familiare di 

Alla morgue

Alla morgue

«Che diavolo sta succedendo?» L’uomo spalancò la porta dell’ufficio e si affacciò alla sala della morgue per scoprire l’origine del trambusto.

Davanti al vetro che si affacciava sulla sala con i lettini in acciaio su cui erano distesi i cadaveri, tre uomini stavano trattenendo una giovane donna che pareva in preda a una crisi di follia.

«Ci scusi dottore, ma questa donna ha iniziato a urlare e a battere i pugni sui vetri. Non siamo riusciti a calmarla.»

Il medico si avvicinò alla donna che si divincolava cercando di liberarsi.

Lei lo fissò, aveva il viso arrossato, la fronte corrucciata e le labbra strette. «Dov’è? Dove l’avete messa?»

Il dottore le appoggiò le mani sulle spalle cercando di tranquillizzarla. «Sono il dottor Lacorix. Se promette di stare calma può venire nel mio ufficio e spiegarmi la situazione. D’accordo?»

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Il dottore

Il dottore

Il dottore indossa sovente un cappello di feltro, scuro, ma non nero. Ha tre cappelli, uno blu molto scuro, uno bordeaux, anch’esso molto scuro e infine uno verde, ovviamente molto scuro. Sono così scuri da risultare indistinguibili, anzi all’atto pratico si potrebbe dire che sono 

Il mostro sotto il letto

Il mostro sotto il letto

Il mostro sotto il letto odia l’IKEA. Moltissimi bambini, al giorno d’oggi, hanno una cameretta GØRSUND con il “confortevole letto FIJEROG”. Non ci sarebbe nulla di male se il letto non fosse predisposto per i “comodi e spaziosi cassettoni RUMPSØRGDTSVXZ”. Ora il mostro sotto il 

La strega

La strega

La strega aveva un aspetto emaciato. Era piuttosto giovane, o almeno lo sembrava, ma essendo una strega non si poteva sapere; quasi certamente aveva più di mille anni. Se si fosse lavata e sistemata un po’ sarebbe stata una bella ragazza. Un po’ troppo magra, ma comunque una bella ragazza. Naturalmente rovistare nell’immondizia non contribuiva a darle un aspetto gradevole. E nemmeno un odore gradevole, ma a lei non importava.

La mattina le capitava di vedere schiere di genitori, spesso con ingombranti SUV, ma alcuni anche su mezzi più salutari come bici o piedi, accompagnare i figli all’asilo, abbandonarli nelle braccia accoglienti delle maestre e ripartire per le loro faccende. Li rivedeva poi la sera, nuovamente assembrati alle porte dell’edificio, quasi sorpresi di vedersi riconsegnare i bambini, più sporchi di come li avevano lasciati, ma comunque indubbiamente gli stessi.

Purtroppo si era persa quell’usanza, un tempo diffusa e assai apprezzata, di smarrire i bambini nei boschi.

E questo era il motivo per cui la strega era così magra e sempre affamata.

Niente più dei novelli Hansel e Gretel o Pollicini con la schiera di fratelli a spasso per la foresta, inconsapevoli, pronti da mettere all’ingrasso e infornati per i ricchi pranzi delle streghe.

E così si era ridotta a mangiarsi la casa e una volta finita anche quella si era trasferita in città a frugare nell’immondizia per qualche avanzo.

Avrebbe ancora potuto fare qualche magia, ma aveva perso lo slancio. Non poter mangiare bambini le aveva tolto l’entusiasmo. Vivacchiava alla giornata, mangiando quello che trovava, incurante degli sguardi disgustati o pietosi dei passanti.

La confezionista: una storia cucita ad arte

La confezionista: una storia cucita ad arte

Leggere un romanzo di Mariana Leky è immergersi in pieno in quella leggerezza che per Calvino è uno dei valori fondanti della letteratura. Dopo il bellissimo “Quel che si vede da qui”, Keller editore pubblica il nuovo libro dell’autrice tedesca: La confezionista. Prima di tutto