Calls: un paradosso temporale sui paradossi temporali

Calls: un paradosso temporale sui paradossi temporali

Calls è una serie di fantascienza molto particolare. Prodotta da AppleTV+ e basata sulla serie omonima della francese Canal+ rappresenta un modo allo stesso tempo originale e rétro di concepire una serie televisiva.

La serie stessa è un paradosso temporale, perché è più vicina ai radiodrammi del passato che alle moderne serie TV. Tutta la storia è infatti affidata alle voci dialoganti dei personaggi, con il video che fa da contorno, con le trascrizioni dei dialoghi ed effetti digitali che richiamano le forme d’onda degli oscilloscopi.

Non vi è mai alcuna descrizione, nessuna voce fuori campo, solo dialoghi telefonici. Nonostante questo, o forse proprio grazie a questo, l’impatto emozionale è molto forte e il risultato è coinvolgente e tremendamente efficacie.

Calls è una serie che appartiene più agli anni gloriosi della radio che ai giorni nostri, giorni in cui tutto viene calcolato e giudicato in base al suo impatto visuale immediato, tutto viene ridotto a un tripudio di effetti speciali visivi, montaggi di forte impatto, estrema cura visuale e purtroppo scarsissima cura nelle storie. Il predecessore più illustre è sicuramente quella Guerra dei mondi trasmessa alla radio da Orson Welles nel 1938 che scatenò il panico negli USA perché grazie al suo formato che ricalcava i comunicati dei notiziari venne scambiata per reale da molti ascoltatori.
I tempi sono cambiati e sono cambiate moltissimo le modalità espressive, ma Calls può e deve far riflettere, perché la sua efficacia dimostra che si può ancora creare un racconto senza la necessità di scarificare la storia sull’altare degli effetti speciali.

Qui devo inserire une brevissima parentesi per chiarire che io amo il cinema e l’espressività visuale, (se ne dubitate leggetevi la mia recensione di Hard to be a God) mi piacciono anche i film d’azione e i film pieni di effetti speciali. Sono anche perfettamente conscio che il cinema segue regole diverse dalla letteratura e che può esistere un’espressività basata su modalità differenti da quelle della scrittura. Ciò che trovo sgradevole sono però film e serie TV che riempiono il tempo di scene d’azione ed effetti mirabolanti per nascondere la povertà della storia.

Calls è una serie che appartiene più agli anni gloriosi della radio che ai giorni nostri, giorni in cui tutto viene calcolato e giudicato solo in base al suo impatto visuale immediato

Riprendo il discorso su Calls, sottolineando come si riveli anch’essa un’esperienza diversa dalla lettura, non è un audiolibro per intenderci, ma allo stesso tempo mantiene alcuni punti in comune con la lettura. Anche qui infatti è richiesto agli spettatori/ascoltatori uno sforzo immaginativo maggiore rispetto a quello richiesto dalla fruizione di una serie TV. Personaggi, ambientazione, situazioni, non sono mai descritti, serve un lavoro di fantasia per riempire i buchi. Le situazioni in cui si muovono i personaggi si chiariscono nel corso di ogni episodio proprio grazie ai dialoghi, ma moltissimo è lasciato alla fantasia dello spettatore

Ogni episodio della serie è slegato dagli altri, ma tutti contribuiscono a formare una storia unitaria i cui fili si riannoderanno un po’ alla volta, almeno in parte, e che troverà spiegazione nell’ultima puntata. La storia comincia dalla fine, la prima puntata si intitola proprio The End e si svolge il 30 Dicembre. Tutti gli altri episodi si svolgono in momenti precedenti, tranne l’ultimo che ritorna al 30 Dicembre.

Anche se è vero che per certi versi assomiglia a una serie radiofonica dei tempi passati è altrettanto vero che le modalità narrative sono assolutamente contemporanee. La frammentazione della storia è totalmente figlia del nostro tempo, deriva dalla frammentazione tipica della letteratura postmoderna e risulterebbe incomprensibile per uno spettatore abituato ai ritmi e alle tecniche televisive anche solo di qualche decennio fa.

In questo senso Calls è essa stessa un paradosso temporale, riassumendo al suo interno tecniche e stili provenienti da tempi diversi. Il che è perfetto per una serie che parla di tempo e paradossi temporali.

La serie è molto bella; la soluzione di non mostrare nulla, di non descrivere nulla e di creare emozione e coinvolgimento solo attraverso i dialoghi si rivela una scommessa vinta in pieno. Il 2021 è appena iniziato, ma per ora Calls si guadagna il gradino più alto del podio delle serie di fantascienza.

L’unico difetto, è quello tipico di quasi tutte le storie in cui si tratta il tema del paradosso temporale (la vignetta lo esemplifica alla perfezione).

Prima di concludere ringrazio Luca Trifilio per avermi fatto scoprire Calls con la videorecensione sul suo canale YouTube.



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