I libri che non possono essere stampati

Editions At Play è una nuova iniziativa di google che si presenta con questo slogan: “Editions At Play is a bookstore for books that cannot be printed.”
Libri che non possono essere stampati. Mi vengono subito in mente due domande. La prima è se si può ancora parlare di libri e la seconda se è proprio vero che non possono essere stampati. Anzi, me ne sorge una terza, sono meglio di una possibile(?) versione stampata?

Qui mi sento di dover inserire un brevissimo paragrafo autobiografico che potete tranquillamente saltare se preferite, ma credo sia utile per capire quali sono i miei parametri di giudizio. Non sono un luddista che ha in odio la tecnologia o che la teme, non sono un nostalgico ancorato ai bei tempi andati. Mi piacciono le novità, mi piace la tecnologia, mi piacciono le sperimentazioni, mi piace chi scommette provando a inventare e fare cose nuove.

Armato di tutto l’entusiasmo per le novità e di tutto l’amore per i libri e le storie mi sono messo a dare un’occhiata alla nuova scommessa di Google, Editions at Play. Al momento sono disponibili solo due non-libri, con un altro paio in arrivo questa primavera e una serie di idee per altri che verranno forse realizzati in futuro.

Comincio dicendo che ci sono limiti tecnologici per l’utilizzo, funzionano bene solo su certe versioni di Android e di iPhone. Si possono leggere anche utilizzando i browser Chrome o Safari. Non ho acquistato i libri, non ho un tablet aggiornato e leggere su smartphone non mi sembra comodissimo, mi sono limitato quindi a provarli entrambi utilizzando Chrome.

Il primo libro Entrances & Exits è una sorta di viaggio che utilizza Google StreetView per “voltare pagina”. Una serie di porte si affacciano su una strada di Londra, ogni porta corrisponde ad una parte del racconto. Nella presentazione del libro viene detto che il lettore a un certo punto scoprirà una chiave che gli permetterà di aprire molte altre porte in giro per il mondo. “La storia è una danza meravigliosa fra narrazione di fantasia e luoghi reali che abbraccia tutto il mondo senza soluzione di continuità”.

Ora io non credo di essere il primo al mondo ad aver usato Google Maps e StreetView per dare un’occhiata ai luoghi che utilizzo nei racconti. In alcuni casi lo faccio per rivedere posti conosciuti, altre volte invece esploro zone a me ignote, il mio intento è sempre quello di creare un’ambientazione corretta per le trame che racconto. Ambientazione corretta non significa necessariamente che debba rispecchiare perfettamente la realtà. Posso vedere una strada di Londra che mi piace e trasferirla a Birmingham per i miei scopi narrativi, o una casa norvegese posso scegliere di piazzarla in Sud Africa se ha senso farlo.

Nel caso di Entrances & Exits invece l’autore ha scelto luoghi reali per ambientare una storia di fantasia. Cosa mi da in più questo non-libro rispetto a una versione stampata? Se ne ho compreso bene il funzionamento una semplice illustrazione delle diverse porte prima della corrispondente sezione era la stessa cosa. Ripeto, il mio giudizio si basa solo sulle poche pagine disponibili per la prova gratuita, può essere che più avanti ci sia maggiore interattività, ma per la parte che ho potuto vedere ci si limita a cliccare sulla porta indicata per far apparire il testo corrispondente.

Il secondo libro disponibile è The Truth About Cats & Dogs che è un non-libro scritto da due autori. È un insieme di testi, pagine di diario, poesie, pensieri sparsi. I due autori raccontano il loro incontro e la loro collaborazione ognuno dal proprio punto di vista. Non c’è una sequenza da privilegiare, si può scegliere da quale dei due autori partire, passare all’altro, leggere un po’ dove si vuole.

Ok, ma, con un libro tradizionale non si può fare? Vi è mai capitato di avere qualcuno che vi controllasse per essere sicuri che non saltaste ad un punto a caso nel testo? E sicuramente nessuno di voi ha mai visto uno di quei libri stampati metà in un verso e metà nel verso contrario, con due copertine davanti e nessun retro. Si gira il libro e si cambia autore. Non mi sembra che il non-libro proposto da Google sia poi così innovativo. Anche in questo caso giudico solo dalle parti disponibili in prova, può essere che nel resto del non-libro ci siano altre modalità di lettura.

I due non-libri che usciranno in primavera non sono descritti in alcun modo, per cui non so quali particolarità avranno, ma ho dato un’occhiata alle idee elencate nella pagina di presentazione di Editions at Play.

Un autore propone un libro che tenga conto della velocità di lettura, dell’espressione sul viso del lettore e di altri parametri corporei per adattarsi al lettore stesso. Ora, io sono già un po’ infastidito dal fatto che Google, nella pagina di ricerca, elenchi risultati “personalizzati”, quelli cioè che secondo il suo algoritmo sono i più adatti a me. L’idea che un libro mi mostri cose diverse a seconda di come pensa che io mi senta la trovo obbrobriosa. Si perde totalmente la serendipità, la possibilità di scoprire qualcosa, qualcosa che non è “adatto a noi”, ma di cui abbiamo la capacità e la fortuna di saper riconoscere l’importanza.

Un altro paio di proposte riguardano storie che si creano in modi più o meno casuali e un altro propone storie georeferenziate, non è chiaro se legate alla geologia del luogo oppure no, la presentazione stessa del libro mi sembra dica due cose opposte.

Ribadisco il mio interesse per le sperimentazioni, per le novità, per i tentativi, ma la mia impressione è che questo non sia un punto di svolta. Magari mi sbaglierò e le generazioni più giovani apprezzeranno questo tipo di narrazione, ma non mia pare proprio che ci siano delle novità sostanziali rispetto a sperimentazioni già fatte, quanto piuttosto un trasferimento su una nuova tecnologia. Le storie a bivi, ad esempio, quelle in cui i lettori potevano scegliere il percorso narrativo da seguire, non credo abbiano avuto un gran successo. Il problema era nel mezzo non adeguato (il libro di carta?) o piuttosto nella struttura stessa delle storie? Funzioneranno meglio trasferite su tablet?

L’idea che mi sono fatto è che si cerchi di creare qualcosa in cui la narrazione finisce per perdere importanza, qualcosa che si possa leggere a pezzi e bocconi fra un tweet e l’alto. Non un libro, ma un riempitivo per non essere obbligati a staccare gi occhi dal cellulare nei rari momenti in cui abbiamo guardato tutto quello che c’era su Facebook, i nostri corrispondenti in chat non rispondono e abbiamo dimenticato gli auricolari per poterci guardare qualcosa su youtube senza essere disturbati dal mondo che ci circonda.

Libero Seleni



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