Esistono davvero le storie “event driven”? No Questa è la risposta breve, quella lunga è un po’ più articolata. Mi è capitato varie volte, in articoli e manuali di scrittura, di leggere la distinzione fra storie “character driven” ed “event driven” (o anche plot driven …
Davvero vogliamo una vita con i Pink Floyd dimezzati? Che piaccia o meno, ormai dobbiamo farcene una ragione. Ho aspettato un bel po’ prima di mettermi a recensire l’ultimo disco di Roger Waters, un po’ perché volevo lasciarlo sedimentare bene, un po’ perché su questo …
Ogni libro di Tullio Avoledo è un bella incursione nella fantasia e allo stesso tempo una riflessione sulle idiosincrasie del nostro mondo. Furland® è un libro piacevole che si legge rapidamente e senza sforzo, ma non è privo di spunti su cui soffermarsi.
Con molta ironia Avoledo mette alla berlina molte tendenze che tanno prendendo corpo nella società e nella politica italiane, ma non solo italiane.
Per una volta l’incontentabile (il sottoscritto) non ha molto da lamentarsi. Avoledo sa scrivere bene, sa come portare a spasso i suoi personaggi e come creare una trama surreale, ma coerente.
La storia racconta un Friuli indipendente dall’Italia, trasformato in un enorme parco di divertimenti in cui sono riprodotte varie epoche storiche per la gioia dei turisti orientali. In questo scenario si muove il protagonista, incaricato di indagare su dei misteriosi sabotaggi ad alcune delle attrazioni più importanti. Da questi presupposti prende l’avvio una vicenda bizzarra, costellata di personaggi surreali e imprevedibili, in cui niente è come sembra e tutti recitano, coscientemente o meno, più parti che si sovrappongono e si stratificano.
Le tendenze separatiste, i sovranismi, lo strapotere delle multinazionali, il valore economico come bene supremo, sono alcune delle tematiche che permeano il racconto di questo Friuli rifondato su ideali nazisti.
Qualche giorno fa ho visto Seven Sisters, il film di Tommy Wirkola con Noomi Rapace nella parte della protagonista, o meglio delle protagoniste, visto che si tratta di sette sorelle gemelle. Ma non mi interessa tanto parlare del film quanto di un suo particolare aspetto, …
Ritorno a parlare della premessa dopo averne già scritto qualche tempo fa qui, questa volta con un esempio concreto, ma si tratta di un esempio negativo; del resto si impara più dagli errori che dalle cose giuste. Tempo fa ho letto L’eleganza del riccio di …
Ancora una recensione incontentabile, questa volta dedicata non a un libro di narrativa, ma a un manuale di scrittura.
Ho scaricato e letto il manuale gratuito Il Filtro della Narrazione, scritto da Marco Carrara, Il Duca di Baionette. Lo si può scaricare iscrivendosi alla mailing list del Duca dalla pagina di presentazione del corso gratuito.
Consiglio fortemente il manuale a chiunque abbia voglia di affrontare la scrittura con serietà, il che equivale ad avere voglia di studiare i meccanismi della narrazione prima di mettersi a imbrattare fogli e se non prima, almeno contemporaneamente. Forse, anzi, questa è la scelta migliore, perché studiare senza provare a mettere in pratica serve a poco, mentre scrivere e studiare ti permette di ripensare a quanto hai scritto e stai scrivendo alla luce delle nuove conoscenze acquisite.
Il manuale gratuito non è un corso di scrittura completo e non vuole esserlo, è però una buona introduzione alla scrittura con parecchie osservazioni interessanti e suggerimenti utili.
Nella sostanza concordo con quasi tutta la parte più specificatamente dedicata alla scrittura e in particolare la seconda parte, quella dedicata alla progettazione delle storie. Condivido un po’ meno la parte sulla scrittura immersiva e ancora meno la parte iniziale dove il Duca fa dei distinguo su cosa sia la scrittura “vera” e tutto il resto. Continue reading Nobili alla berlina
Mi piace leggere, mi piacciono i film, adoro le storie, ma ho un difetto: sono di gusti difficili, se la trama non funziona io storco il naso. Odio le trame con le tarme che ci scavano dentro buchi che troppo spesso diventano vere e proprie …
Post aggiornato a Dicembre 2020, le parti aggiunte o aggiornate sono in corsivo e ho trasformato in alcune parti per sottolinearne l’importanza. In seguito ad alcune discussioni nei gruppi di appassionati di fantascienza ho riletto buona parte del Problema dei tre corpi nella traduzione inglese, …
I was never conscious of my screenplays having any acts.
I didn’t know what a character arc was. It’s all bullshit. Tell a story. JOHN MILIUS
(Nota: questa frase di John Milius mi ha spinto ad aggiornare il post aggiungendo alcune parti)
L’arco di trasformazione del personaggio è uno dei modelli teorici più utilizzati per analizzare una storia e ancor più per scriverla.
Uno dei libri più approfonditi sull’argomento è quello di Dara Marks una script consultant che ha condensato la sua esperienza nel campo in un testo, interessante e completo (L’arco di trasformazione del personaggio). Il concetto in sé non nasce con la Marks, si tratta infatti di una rivisitazione di idee già espresse da altri autori fra cui Jospeh Campbell nel suo Eroe dai mille volti e riprese da Chrisopher Vogler ne Il viaggio dell’eroe.
Riassumo molto rapidamente il concetto. Secondo molti autori, fra cui ovviamente la Marks, una buona storia è quella in cui il protagonista cambia nel corso della vicenda. All’inizio della storia il protagonista desidera qualcosa, ma non si accorge di avere un problema interiore (il famoso fatal flaw), una manchevolezza che gli impedisce di raggiungere proprio l’obbiettivo che desidera. Per poter sconfiggere le avversità esteriori e ottenere ciò che desidera il protagonista dovrà confrontarsi con il proprio fatal flaw e superarlo.
L’arco di trasformazione si conclude con il protagonista “rinnovato”, si è confrontato con i suoi demoni interiori ed è cambiato, generalmente in meglio. Continue reading L’arco di trasformazione e la freccia dell’azione
Era stata bella. Di questo ne era sicura. Ricordava benissimo quando il suo seno magnetizzava gli sguardi degli uomini; uomini che si facevano venire il torcicollo per voltarsi a guardarle il culo. Ed anche il suo viso era stato bello. Le bastava sorridere per far …
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