Editori, agenti e scrittori

Conosco diversi scrittori (e scrittrici). Me ne sono reso conto in questi giorni, prima non avevo mai fatto il conto di quante, fra le persone che conosco, scrivessero. Alcuni hanno pubblicato uno o più libri, romanzi o saggi, altri qualche racconto, altri pubblicano solo on line, per necessità o per scelta.
Fra di loro ve ne sono almeno due o tre che potrebbero tranquillamente stare in quel venti per cento di autori che definirei come buoni scrittori. Almeno uno potrebbe stare in quel sottoinsieme ancora più ristretto degli ottimi scrittori.
Nessuno di loro riesce a vivere del lavoro di scrittore, se non teniamo conto di quelli che fanno i giornalisti, ma qui mi interessa parlare di scrittura al di fuori dell’ambito giornalistico.
Tutti quelli che hanno pubblicato, lo hanno fatto presso case editrici piccole o molto piccole, non pubblicazioni a pagamento, ma sicuramente non case editrici in grado di garantire una distribuzione capillare e un adeguato supporto e promozione.
Qualche tempo fa ho incontrato uno di loro che mi ha raccontato di voler provare a fare il passo decisivo e presentarsi presso i grandi editori. Per far questo ha scelto di affidarsi ad un’agenzia letteraria. Immagino che sia la scelta migliore da fare. Non conosco il mondo dell’editoria, ma posso immaginare che essere rappresentati da un agente aiuti molto, rispetto a presentarsi da soli a un editore.
O almeno così credevo. Ho scoperto che l’agenzia letteraria in questione, a suo dire una delle migliori in Italia, gli ha chiesto più di seicento euro per leggere il suo manoscritto e redigere una scheda di lettura. Fatto questo hanno scelto di non rappresentarlo. Non discuto affatto la scelta dell’agenzia, probabilmente il manoscritto non era abbastanza buono perché valesse la pena presentarlo a qualche editore.
Ma mi sono informato un po’, pare che qui in Italia le cose vadano così. Se hai un manoscritto e vuoi che qualcuno lo legga, devi pagare. Pare che questa situazione sia la norma. Per sincerarmene ho fatto una semplice ricerca su Google e ho scoperto che, per fortuna, non è sempre così. Su undici agenzie visualizzate da Google nella prima pagina della ricerca due effettuano servizio gratuito, una non è chiaro, le altre effettuano servizio a pagamento.
Non conosco per nulla il mercato editoriale, quindi non ho idea se le agenzie visualizzate come prime risposte siano le più importanti, le migliori, o semplicemente quelle che sono riuscite a piazzarsi meglio nei motori di ricerca. Molte però si fanno pagare per leggere i manoscritti che arrivano e se si tratta di manoscritti corposi le cifre possono essere anche molto alte.
E le case editrici? Ho dato un’occhiata ai siti di alcune case editrici. Alcune accettano manoscritti, ma molte dicono di non accettarne, altre dicono di accettarli solo tramite agenti, altre li accettano, ma solo fra le 11:36:05 e le 11:36:44 del primo lunedì del mese che coincida anche con la Luna piena e solamente se inviati ad una casella email segreta che pubblicheranno solo per cinque secondi in un giorno a caso.
Se volete sacrificare una capra o altro animale per ingraziarvi la casa editrice pare che la cosa possa aiutare, anche se non è specificato da nessuna parte.
Dunque, ricapitolando, presentare un manoscritto è molto difficile. Si immagina che per le agenzie letterarie sia più facile, dovrebbero avere buoni contatti con le case editrici, almeno lo si spera. La strada dell’agenzia è dunque la migliore. Ma cosa succede quando cerco un’agente che mi rappresenti?
Si deve inviare il manoscritto, pagare l’obolo, che può essere anche molto elevato e aspettarsi un possibile rifiuto. Lasciando stare per il momento J. A Konrath con i suoi “over four hundred rejections” (oltre quattrocento rifiuti), pensiamo a J. K Rowling che prima di riuscire a vendere Harry Potter ha superato dodici rifiuti.
Facciamo due conti, le agenzie che ho trovato su Google chiedono da qualche centinaio di euro a più di ottocento per la valutazione di testi. Calcoliamo una media di cinquecento euro. La Rowling ha ricevuto dodici rifiuti prima di trovare un editore disposto a pubblicare Harry Potter. Se avesse provato a pubblicare in Italia con una media di cinquecento euro per ogni valutazione e dodici rifiuti avrebbe speso seimila euro. Certo sapendo quanto ha guadagnato in seguito sarebbe stato un investimento irrisorio, ma non sapendolo a priori, chissà forse avrebbe abbandonato prima di pubblicare.
J. A. Konrath racconta di aver ricevuto più di quattrocento rifiuti prima di riuscire a pubblicare, ora ha al suo attivo un bel po’ di romanzi e racconti. Se avesse speso anche solo cento euro per ogni rifiuto, vedete un po’ voi a quale cifra sarebbe dovuto arrivare prima di vedersi pubblicato.
Qualcosa mi dice che nei paesi anglosassoni le cose funzionano in modo diverso. Chissà quanti Harry Potter ci sono nei cassetti di autori italiani che non hanno abbastanza soldi per far leggere a qualcuno i propri manoscritti.
Immagino che qualche agenzia letteraria obietterà dicendo che ricevono talmente tante porcherie che se non si facessero pagare sarebbero sotterrati dai manoscritti e spenderebbero tutto il loro tempo a leggere testi impossibili da pubblicare. Forse è vero, ma vorrei fare alcune considerazioni.
Recentemente sono entrato in Wattpad per capire come funziona una community di lettori/scrittori. Ho trovato alcuni racconti interessanti, immersi in una massa di porcherie illeggibili. Quanto impiego per capire se un testo è orrendo? Una pagina di solito basta e avanza, cinque minuti o anche meno. Poi ci sono testi che richiedono più tempo per essere valutati, non sono scritti male, magari non entusiasmano, ma non sono nemmeno illeggibili. Se ho voglia leggo qualche pagina in più, ma anche in questo caso non si impiega molto a decidere. Poi ci sono testi buoni, che magari non sono interessanti per me, ma che hanno comunque un valore. Poi ci sono testi buoni e che mi piacciono.
Io non sono un professionista, non so giudicare se qualcosa è vendibile oppure no, posso solo capire (forse) se è scritto bene o male e se mi piace o meno, ma onestamente credo che un professionista preparato impiegherebbe meno tempo di me a decidere.
Ma se ti fai pagare per la scheda di lettura devi leggere tutto e, se dopo una pagina o due hai già capito che il manoscritto non vale abbastanza per essere pubblicato, allora si che stai perdendo tempo.
Cinque minuti e poi via verso il prossimo manoscritto, senza essere costretti a leggere fino in fondo qualcosa di inutile solo perché si è pagati per farlo, non sarebbe meglio?
Non è che forse le agenzie a pagamento finiscono per vivere più sui soldi di chi non pubblicheranno mai che su quelli che guadagnerebbero riuscendo a pubblicare qualcuno?
Non sto dicendo che la scheda di lettura non sia un servizio utile, anzi, se fatta bene può essere estremamente preziosa per un autore, perché può scoprire i punti deboli del proprio testo e seguire i consigli per migliorarlo. Penso però che dovrebbe essere un servizio separato dalla valutazione inediti. Una buona scheda di lettura può assolvere al duplice compito di insegnare molto a un autore facendolo crescere in vista di nuovi progetti e aiutarlo a migliorare il testo abbastanza perché sia pubblicabile.
Un’altra obiezione potrebbe essere che rendendo il servizio di lettura a pagamento si scremano le cose peggiori. Chi non sa scrivere non si mette certo a spendere tanti soldi per far leggere qualcosa che non verrà mai pubblicato.
Ma non si tiene conto dell’effetto Dunning-Kruger. (https://it.wikipedia.org/wiki/Effetto_Dunning-Kruger)
Secondo gli studiosi che hanno dato il nome a questo tipo di distorsione cognitiva, una persona inesperta in un determinato campo non è in grado di rendersi conto di esserlo e tende a sopravvalutare le proprie capacità, ritenendosi superiore alla media. Le persone competenti al contrario tendono spesso a cadere nella distorsione inversa, percependo in modo sbagliato il proprio livello di competenza, ritenendolo nella media se non inferiore, con una conseguente diminuzione della fiducia in se stessi e nelle proprie capacità.
Direi che questo vale anche per chi scrive. Gli scrittori che conosco sono spesso preda di dubbi, cercano qualcuno che legga i loro testi e possa dare loro un parere. Si domandano se quello che scrivono è chiaro, se trasmette quello che vogliono trasmettere, se il linguaggio è corretto per il tipo di pubblico che vorrebbero raggiungere e sono sempre preda di molte perplessità.
Non ho menzionato che fra gli scrittori che conosco ve ne sono un paio di pessimi. Anche loro hanno pubblicato un paio di libri, ma sono scritti talmente male che mi sarei preso a sberle se avessi pagato per leggerli. Loro non hanno nessun dubbio.
Immagino quindi che l’ostacolo del pagamento invece di fare una prima scrematura eliminando le cose peggiori finisca probabilmente per eliminare cose di buona qualità, lasciando tutte le cose scritte male e inutili.
Non voglio essere polemico nei confronti di agenti e case editrici, mi domando solo se la crisi dell’editoria non sia dovuta, almeno in parte, anche a questo strano rapporto con gli autori, che sembrano visti più come un male necessario, da sopportare con rassegnazione, che come una risorsa.

Libero Seleni



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