cappello piatto

Seduto, attendevo con pazienza l’arrivo del Venerabile Maestro Valavan, rimuginando su dubbi che mi assalivano ormai dai giorni, ma che non avevo ancora trovato modo di esprimere. All’arrivo del Maestro non seppi trattenermi oltre e immediatamente, con ahimè assai poco tatto,  gli scagliai subito contro una domanda che presumevo avrebbe messo in crisi perfino lui.

“Verabile Maestro, è davvero possibile cambiare? Sono ormai anni che seguo ‘la via’ e non mi par di scorgere in me stesso alcun reale cambiamento profondo. Per di più mi guardo attorno e vedo che le persone raramente cambiano, o forse non cambiano proprio mai. Siamo forse condannati ad essere sempre uguali senza possibilità di migliorare?”

“Piove, passami il mio cappello” rispose il maestro indicandomi un piatto decorativo in rame appeso ad una parete.

Io lo guardai stupito mentre staccava il piatto dal muro e appoggiatolo sulla testa usciva nella pioggia.

Rimasi a lungo a riflettere, non capendo se vi fosse un nesso fra il comportamento del Maestro e la mia domanda. Quando rientrò vide la perplessità nel mio sguardo e con un lieve sorriso sulle labbra si accinse a spiegare pazientemente.

Così egli parlò: “Ti sei stupito quando mi hai visto usare un piatto come cappello, ma cosa rende un oggetto ciò che é? Ogni cosa ha un’essenza intrinseca oppure è la funzione che le diamo? Il piatto che ho usato come cappello era a tutti gli effetti, nel momento in cui mi proteggeva il capo dalla pioggia, un cappello. Se tu avessi dovuto uscire sotto la pioggia cos’avresti fatto? Ti saresti bagnato perché non  c’era sott’occhio nulla che ti sembrasse un cappello? Ora questo cappello potrei usarlo in altri modi, forse uno scudo, magari un gioco per bambini rotolandolo lungo la strada e chissà cos’altro. Pensa proprio ai bambini, per essi le cose non hanno un’essenza fissa, ogni oggetto può diventare qualcosa di differente, la loro capacità di vedere oltre la fissità che gli adulti attribuiscono alle cose permette loro di immaginare nuovi scopi, nuovi utilizzi. Allo stesso modo se tu guarderai a te stesso come ad un entità fissa e ben definita non potrai mai cambiare, vedrai solo una parte di te, sempre la stessa, sempre identica, mentre se guarderai senza pregiudizi, con mente aperta, senza la convinzione di sapere  già prima cosa vedrai, allora potrai vedere te stesso come un multiforme agglomerato di infinite possibilità. Ed allora potrai cambiare, come il piatto è diventato istantaneamente un cappello, tu sarai ciò che saprai vedere ti te stesso. E’ per questo motivo che i bambini cambiano crescendo, sono ancora capaci di guardarsi in modo diverso, scoprendo di volta in volta con sorpresa ciò che vedono.”

Questo disse il Venerabile Maestro Valavan.

Dalle memorie del Venerabile Maestro Farukh



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