La strega

La strega

La strega aveva un aspetto emaciato. Era piuttosto giovane, o almeno lo sembrava, ma essendo una strega non si poteva sapere; quasi certamente aveva più di mille anni. Se si fosse lavata e sistemata un po’ sarebbe stata una bella ragazza. Un po’ troppo magra, ma comunque una bella ragazza. Naturalmente rovistare nell’immondizia non contribuiva a darle un aspetto gradevole. E nemmeno un odore gradevole, ma a lei non importava.

La mattina le capitava di vedere schiere di genitori, spesso con ingombranti SUV, ma alcuni anche su mezzi più salutari come bici o piedi, accompagnare i figli all’asilo, abbandonarli nelle braccia accoglienti delle maestre e ripartire per le loro faccende. Li rivedeva poi la sera, nuovamente assembrati alle porte dell’edificio, quasi sorpresi di vedersi riconsegnare i bambini, più sporchi di come li avevano lasciati, ma comunque indubbiamente gli stessi.

Purtroppo si era persa quell’usanza, un tempo diffusa e assai apprezzata, di smarrire i bambini nei boschi.

E questo era il motivo per cui la strega era così magra e sempre affamata.

Niente più dei novelli Hansel e Gretel o Pollicini con la schiera di fratelli a spasso per la foresta, inconsapevoli, pronti da mettere all’ingrasso e infornati per i ricchi pranzi delle streghe.

E così si era ridotta a mangiarsi la casa e una volta finita anche quella si era trasferita in città a frugare nell’immondizia per qualche avanzo.

Avrebbe ancora potuto fare qualche magia, ma aveva perso lo slancio. Non poter mangiare bambini le aveva tolto l’entusiasmo. Vivacchiava alla giornata, mangiando quello che trovava, incurante degli sguardi disgustati o pietosi dei passanti.



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