A night in the Lonesome October: Notte d’Ottobre

A night in the Lonesome October: Notte d’Ottobre

Notte d’Ottobre (A Night in the Lonesome October) è un libro che dovrebbe diventare testo di studio in tutte le scuole di scrittura. Ma di questo parlerò alla fine della recensione, cerchiamo di andare con ordine.

A Night in the Lonesome October non certo un libro recente, si tratta dell’ultimo romanzo scritto da Roger Zelazny, pubblicato nel 1993, ma fino a ora inedito in Italia. A febbraio di quest’anno Edizioni Hypnos ha inaugurato una nuova collana “Novecento Fantastico” e ha scelto di farlo proprio con questo volume del grandissimo autore americano.

Zelazny è un autore fondamentale, tuttavia non è fra i più noti ed è stato un po’ dimenticato, soprattutto da noi in Italia. Recentemente però sono stati pubblicati due romanzi finora mai tradotti, Occhio di gatto (Eye of the cat) uscito per Urania e appunto Notte d’Ottobre.

Anni fa ero riuscito a procurarmi entrambi i volumi in lingua originale, vista la mancanza di traduzioni, ma mentre Eye of the cat l’avevo letto immediatamente, A Night in the Lonesome October era rimasto nella pila di libri da leggere. Mi è tornato in mente proprio leggendo alcuni commenti entusiastici seguiti alla pubblicazione dell’edizione italiana e così ho deciso che era finalmente arrivato il momento di dedicarvi il mio tempo.

Zelazny è uno dei miei autori preferiti, tuttavia è anche un autore incostante, accanto a opere splendide ve ne sono altre decisamente mediocri; non sapevo quindi cosa aspettarmi.

Non sono rimasto deluso. Notte d’Ottobre è un ottimo romanzo. In un’intervista Zelazny stesso dichiarava di considerarlo uno dei suoi romanzi migliori, accanto allo stupefacente Signore della luce, a Io l’immortale, Le rocce dell’impero e Occhio di gatto.

Come è spesso il caso con i romanzi di Zelazny, anche questo è difficile da ingabbiare dentro un genere preciso. È fantascienza, fantasy oppure weird? L’unica cosa certa è che vale la pena leggerlo.

La voce narrante del romanzo è molto particolare, il narratore infatti è un cane, un cane da guardia per essere più precisi. Tuttavia non si tratta di un cane normale, Snuff (questo il nome del cane) è infatti il famiglio di un uomo dotato di poteri magici, una specie di mago di nome Jack (toneremo a parlare di Jack più avanti).

Snuff svolge diversi compiti per il suo padrone: fa la guardia alle cose nello specchio, a quella nel cerchio in cantina, a quella nell’armadio; porta le cose quando servono, come la bacchetta o il grande coltello con le scritte antiche sulla lama e lo accompagna quando è in cerca degli ingredienti giusti.

Sebbene si comporti da cane e ragioni come un cane però è in grado di parlare. Parla con il suo padrone, ma solo per un’ora durante la notte, ma soprattutto con altri animali e in particolare con i famigli di altri bizzarri personaggi che abitano nelle vicinanze. Infatti quella particolare zona alla periferia di Londra, in un solitario ottobre di fine ‘800 sembra aver attirato le attenzioni di parecchi individui particolari. E così Snuff può fare amicizia con Graymalk, la gatta della strega Crazy Jill e intrattenere rapporti più o meno amichevoli con il serpente Quicklime, compagno di un monaco russo pazzo e ubriacone, con Needle, il pipistrello servitore del Conte (!), e con altri famigli dei personaggi coinvolti nel Gioco.

Cosa sia di preciso il Gioco lo si imparerà un po’ alla volta, così come un po’ alla volta risulteranno più chiare le identità dei personaggi coinvolti.

Scandito in trentun capitoli e un prologo, uno per ogni giorno d’ottobre, il romanzo racconta i preparativi per un rito particolare che si dovrà svolgere la notte di Halloween e che vedrà contrapposte due fazioni, gli openers (apriporta) e i closers (chiudiporta).


SPOILER ALERT

Difficile dire altro senza rivelare qualcosa di più. Tuttavia in questo romanzo gli indizi sono così magistralmente centellinati che non vorrei davvero rovinare qualche sorpresa. Allo stesso tempo la narrazione è talmente gustosa che qualche piccolo indizio non dovrebbe diminuirne il godimento.

Un po’ alla volta scopriremo che Jack, il padrone di Snuff è proprio “quel” Jack e scopriremo anche che forse non è così cattivo come sembra. Pare che una delle ispirazioni per scrivere questo romanzo derivi da una scommessa. Qualcuno aveva detto a Roger Zelazny che era impossibile scrivere una storia che conducesse i lettori a fare il tifo per Jack lo Squartatore. Se leggerete il romanzo scoprirete se l’autore ha vinto o meno.

Gli altri personaggi che affollano l’immaginario della Londra di fine ‘800, oltre al Conte transilvano e a gli altri già nominati, sono il Buon Dottore e la sua creatura, il Grande Detective, Larry Talbot (gli appassionati dei vecchi film horror riconosceranno questo nome) e gli Antichi Dei del panteon lovecraftiano.

Zelazny è infatti riuscito a mescolare magistralmente l’immaginario horror più tradizionale, vampiri, uomini lupo, streghe ecc. con quello più weird creato da Bierce, Chambers e soprattutto Lovecraft.

Il romanzo è sempre in bilico fra l’horror e il divertente, i dialoghi ottimamente costruiti sono uno dei tanti punti di forza, ma tutta la scrittura è sempre di alto livello. La struttura della storia è particolarmente buona, gli indizi disseminati con cura per rivelare abbastanza, ma mai troppo.

E veniamo al motivo per cui Notte d’Ottobre è un libro che dovrebbe diventare testo di studio in tutte le scuole di scrittura.

Questo è l’incipit del prologo:

I am a watchdog. My name is Snuff. I live with my master Jack outside of London now. I like Soho very much at night with its smelly fogs and dark streets. It is silent then and we go for long walks. Jack is under a curse from long ago and must do much of his work at night to keep worse things from happening. I keep watch while he is about it. If someone comes, I howl.

A Night in the Lonsome October – Roger Zelazny

Sono un cane da guardia. Il mio nome è Snuff. Ora vivo con il mio padrone Jack fuori Londra. Mi piace molto Soho la notte con le sue nebbie maleodoranti e e le sue strade buie. È silenzioso allora e noi facciamo lunghe camminate. Jack è da molto tempo vittima di una maledizione e deve fare gran parte del suo lavoro di notte per evitare che accadano cose peggiori. Io faccio la guardia mentre lui è occupato. Se arriva qualcuno, io ululo.

A Night in the Lonsome October – Roger Zelazny – traduzione mia.

Questa è quasi tutta la spiegazione che abbiamo dell’ambiente e di tutti gli antecedenti della storia.

Così è come si scrive un prologo.

Purtroppo molti, troppi, autori credono che in un prologo sia assolutamente necessario ammorbare il lettore con il resoconto storico dettagliato di tutti gli avvenimenti accaduti nei cinquemila anni che precedono la vicenda narrata. Questo accade spessissimo nel fantasy, ma non solo, anche nella fantascienza, ma più in generale in tutti i casi in cui è necessario presentare un’ambientazione diversa dalla realtà quotidiana in cui siamo immersi, molti autori credono che il modo migliore di farlo sia attraverso un trattato noioso e dettagliato. Il risultato però, è che, invece di mettere il lettore a proprio agio nel nuovo mondo, si toglie qualsiasi attrattiva alla storia.

Zelazny, in Notte d’Ottobre, introduce un po’ alla volta, solo quei pochi elementi assolutamente necessari, lasciando al lettore la fatica di unire i puntini e crearsi mentalmente il quadro generale della situazione.



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