I custodi di Slade House, una storia senza storia

Ovvero: David Mitchell è più furbo che santo; una specie di recensione.

Attenzione, può contenere spolier.

— Ehi, hai visto? È uscito un nuovo libro di David Mitchell?
— E allora? Cloud Atlas non ti piaceva. Hai detto che era pretenzioso e che simulava una profondità che non possedeva. Hai detto che Mitchell faceva il furbo riuscendo a far passare un libro senza spessore per un’opera complessa e sfaccettata.
— Lo so, ma quando è uscito tutti hanno gridato al miracolo, i Wachowski ci hanno anche fatto un film. Sono l’unico a cui non è piaciuto. Forse è colpa mia, non sono abbastanza intelligente, magari non l’ho capito.
— E perché questo dovrebbe piacerti invece?
— Mitchell scrive bene, lo sai. E poi alcune parti di  Cloud Atlas mi sono piaciute tantissimo, anzi prese come episodi singoli quasi tutte le storie erano belle.
— Hai letto le recensioni?
—Sì, secondo Panorama è libro bellissimo.
— Panorama?
— Non fare il difficile adesso. E poi è un po’ che non trovo un libro nuovo che mi entusiasmi. Allora? Lo compriamo?

gollum

Questo il dialogo che ho avuto con me stesso dopo aver visto in rete la pubblicità de: I custodi di Slade House. È vero che sono uno dei pochi a non aver apprezzato Cloud Atlas, ma è altrettanto vero Mithcell sa scrivere molto bene, per cui le probabilità di leggere qualcosa di buono erano decisamente a favore.

Mi metto il mio cappello del lettore entusiasta e mi accingo ad affrontare il romanzo. Quando leggo qualcosa voglio entrare nella vicenda, voglio sentirmi coinvolto, voglio sentire i brividi sulla pelle, voglio provare la gioia, la paura e i sentimenti del protagonista.
Solo dopo averlo terminato passo a una riflessione più meditata sulla qualità della scrittura, sulle scelte dell’autore, sulla trama e i personaggi e su tutti gli aspetti che vanno oltre una lettura emozionale.

—Allora?
— Cosa?
— Non fare finta di niente che tanto non attacca. Ti è piaciuto sì o no?
Cerco di sviare il discorso, faccio partire una puntata di Stranger Things, ma non serve a nulla. A volte so essere implacabile con me stesso.
— Forza, tanto lo so che l’hai già letto tutto.
— Ok, ok, adesso te lo dico.
Mi accomodo in poltrona cercando di guadagnare tempo, se avessi una pipa potrei caricarla con affettazione, ma non fumo.
— È scritto benissimo. Ha un buon ritmo, le descrizioni e i dialoghi sono ottimi e i personaggi sono caratterizzati molto bene. Confermo quello che ho sempre detto, Mitchell sa come si scrive.
— Meno male, allora è un bel libro.
Arrossisco, mi guardo in giro, forse dovrei dissimulare un malore.
— Che c’è che non va? Non ti è piaciuto.

Spoiler Alert

— Ecco…No. Insomma, è una storia del cazzo.
Sento che sto assumendo un atteggiamento minaccioso.
— Aspetta, lasciami spiegare.
— Cos’ha che non va la storia?
— Allora, come in Cloud Atlas anche qui la storia è suddivisa in varie parti, allo stesso tempo indipendenti e collegate fra loro. I vari episodi presi singolarmente sono belli. Non c’è niente che non vada, anzi in certi punti ti vengono i brividi mentre leggi. Il problema è nel filo conduttore. Insomma, ci sono due gemelli vampiri succhia-anime, un maschio e una femmina,  e vivono in questa casa stregata. Ogni nove anni hanno bisogno di una nuova vittima a cui succhiare l’anima e ogni episodio del libro è raccontato dal punto di vista di una vittima, tranne l’ultimo che è raccontato dal punto di vista di uno dei due mostri.
— Sembra interessante.
— Lo è. Il primo episodio ti lascia di stucco; è un bambino che racconta e arrivare in fondo e scoprire che non riuscirà a salvarsi ti colpisce a fondo. Quando i due vampiri lo uccidono e gli risucchiano l’anima ti viene un groppo in gola. Sei dentro la sua testa, è un bambino con un sacco di problemi, preso di mira dai bulli, con i genitori divorziati; la tensione è alta, le descrizioni affascinanti.
— E allora?
— Solo che poi arriva il secondo episodio e il terzo e il quarto e sono tutti uguali. La quarta vittima si salva a metà, muore, ma la sua anima si salva.
— Aspetta che vuoi dire tutti uguali? Accadono le stesse cose identiche?
— Ma no, in ogni episodio lo svolgimento è diverso, ma la trama di fondo è sempre uguale. Ci sono questi due gemelli vampiri che ingannano e seducono le vittime per attirarle nella loro tana. Come ti ho detto ogni episodio a se stante è bello, ogni storia è interessante, solo che… insomma, una dietro l’altra diventano ripetitive. Comunque poi arriva il quinto episodio, questa volta visto dagli occhi della vampira. Anche qui tutto si svolge secondo copione, i vampiri hanno attirato una ragazza nella trappola, stanno per risucchiare la sua anima. È prigioniera dei due mostri, senza scampo; tu sai che deve avere un asso nella manica, non può venire uccisa anche lei. Ma i vampiri hanno sempre avuto la meglio sulle vittime precedenti, forse anche il suo destino è segnato. È un momento intenso, senti i brividi correrti lungo la schiena, stai facendo il tifo per lei, ti sembra di sentire la sua paura, le sue sensazioni.
— E poi?
— E poi niente. Salta fuori che è un’immortale con dei poteri più grandi dei vampiri e gli fa un culo così a entrambi.

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—Già.
—  Aspetta, forse ho capito male.
— No, no, hai capito benissimo. Mitchell tira fuori all’ultimo momento una specie di deus ex machina. Anzi direi che fa di peggio, tradisce clamorosamente il patto con i lettori. È come se tu stessi guardando Rocky, sei al momento dell’incontro finale, Rocky è tutto pesto, non sai se ce la farà a resistere e poi all’improvviso si trasforma in Superman, sconfigge Apollo Creed e se ne va per i fatti suoi senza nemmeno un graffio. Perde di significato anche tutta la storia precedente, gli allenamenti, la sofferenza.

Anche i manuali di scrittura più scadenti dicono che non puoi tirare fuori le cose dal cappello in questo modo, devi dare qualche indizio ai lettori. Un autore non può mostrarti un personaggio in un certo modo, metterlo in una situazione drammatico e poi di colpo dirti che tanto  è un supereroe, quindi vince e la storia finisce.

—E finisce così?
— No, anche peggio. La donna immortale uccide il vampiro maschio, poi se ne va convinta di aver eliminato anche la femmina, che invece riesce a intrufolare la propria anima in un nascituro. E così, come nei peggiori film horror di serie B c’è aperta la porta per un sequel.
— Meno male che hai detto che era scritto bene.
— Mitchell scrive bene, solo che non sa inventarsi delle trame sensate. Dovrebbe scrivere racconti. In fondo i vari episodi se fossero dei racconti separati non sarebbero male. MA la trama di fondo fa proprio cagare e il finale è uno dei più stupidi che mi sia capitato di leggere.



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