Piranesi: il palazzo delle idee
Piranesi è il nuovo romanzo di Susanna Clarke ed esce ben sedici anni dopo il romanzo precedente, quel Jonathan Strange & il signor Norrell che le ha garantito fama e ammirazione.
Piranesi è una storia particolare con un’ambientazione altrettanto particolare, piena di allusioni e riferimenti. Il titolo stesso è un piccolo suggerimento che ci dice qualcosa della storia, ma ne parleremo fra un po’.
La storia è narrata in prima persona dal protagonista, un uomo che vive da solo (o quasi) in una Casa surrealista composta da un numero forse infinito di saloni giganteschi, pieni di statue allineate lungo le pareti. Sale lunghe duecento metri, larghe centoventi e alte più di trenta. La Casa è costruita su tre livelli, quello inferiore è quasi totalmente invaso dall’acqua salata, un mare vero e proprio con tanto di correnti e maree; mentre quello superiore è il regno delle nuvole e delle piogge, preda dei capricci della meteorologia.
Solo il livello intermedio è abitabile, ed è lì che vive Piranesi, in queste immense sale, con la sola compagnia delle statue che per lui rappresentano amicizia e protezione e dei numerosissimi uccelli che nidificano un po’ ovunque. Il mare è pieno di pesci e alghe che gli forniscono cibo e risorse che utilizza abilmente in innumerevoli modi.
Piranesi passa gran parte del suo tempo a compilare diari pieni di minuziose osservazioni sulla Casa, sulle statue, sulle stagioni e sul movimento delle maree, quest’ultime particolarmente importanti perché le maree più forti risalgono gli enormi scaloni fino al piano intermedio diventando pericolose per la sua stessa sopravvivenza.
La Casa e altri palazzi
La Casa, labirintica, con i suoi immensi saloni marmorei, richiama alla mente La Biblioteca di Babele di Borges e ancor più le immaginifiche suggestioni gotiche del palazzo di Gromenghast; ma a differenza di Gormenghast, pieno di bizzarri abitanti, la Casa, in tutta la sua immensità, ospita solo Piranesi.
In realtà Piranesi non è il solo abitante della casa, c’è anche L’Altro, unico amico con cui relazionarsi, che Piranesi incontra con degli appuntamenti fissi a intervalli regolari. Vi sono poi degli scheletri, tracce di abitanti precedenti sulla cui vita Piranesi costruisce ipotesi immaginifiche.
Come sempre è difficile fare una recensione mantenendo l’equilibrio fra il rivelare troppo e il non dire abbastanza. Posso sicuramente dire che libro è zeppo di indizi che il lettore può cogliere e interpretare a seconda delle proprie inclinazioni.
Il protagonista, Piranesi, non è quel Giovani Battista Piranesi, importante artista italiano del ‘700, famoso per le vedute di Roma e per la serie delle Carceri, quest’ultime delle invenzioni di fantasia dalla qualità onirica e misteriosa, che rappresentano delle segrete percorse da intrichi di scale e passaggi, fonte di ispirazione per i disegni impossibili dell’artista olandese Escher.
La vista dell’interno della Basilica di San Giovanni in Laterano può aiutare ad immaginarsi gli ambienti descritti dalla Clarke, in particolare le dimensioni gigantesche delle sale. Guardate le figure umane rapportate alle statue e all’ampiezza e altezza della sala.
Le Carceri invece sono un indizio per capire la doppia natura della casa, luogo che protegge e allo stesso tempo prigione e suggerisce le qualità misteriose del mondo che Piranesi si ritrova ad abitare.
Un Robinson senza isola
Il Piranesi della Clarke è un personaggio naif, un innocente che ripone un’immensa fiducia nel suo mondo a cui guarda con amore e rispetto; è una specie di buon selvaggio che sopravvive grazie alle sue abilità pratiche e alla sua conoscenza del territorio, un Robinson abbandonato in un mondo disabitato, che a differenza dell’originale non cerca di dominare, ma di comprendere. Non ha memoria di chi sia e di come sia arrivato nella Casa, si rende conto di avere vaghe reminiscenze di parole che non comprende, ma per lui nulla che non sia rappresentato dalle infinite statue della casa può avere significato.
Ogni cosa è filtrata attraverso il suo punto di vista innocente e fiducioso, ma non si tratta di un narratore particolarmente inattendibile, se non nei suoi stessi confronti. I lettori, infatti, capiscono ben presto molto della sua situazione che a lui rimane oscura e, nonostante molte cose si chiariscano solo verso la fine, possono interpretare con maggiore consapevolezza del protagonista indizi e accadimenti.
Piranesi al contrario dei lettori, non ha concezione di un mondo “esterno” diverso dalla Casa in cui vive e di cui la Casa invece è una specie di estensione ideale, un mondo delle idee al contrario. Mentre per Platone il mondo delle idee veniva prima del mondo reale che su di esse era stato modellato, la Casa di Piranesi è il distillato delle idee e delle cose del mondo, plasmata dalla magia nel suo fluire dal mondo reale verso un altrove indefinito. Per la Clarke la magia ha lasciato il nostro mondo quando gli esseri umani hanno perso la capacità di sentirsi in comunione con la natura e le cose.
L’Altro, con la sua ossessiva ricerca di una conoscenza nascosta, e lo stesso Piranesi, con la sua minuziosa osservazione e annotazione di ogni cosa, paradossalmente si allontanano sempre più dalla comprensione, finché con una specie di Rivelazione il protagonista non percepisce che il valore della Casa è nella sua stessa esistenza, nella sua infinita bellezza.
Un libro multiforme
Piranesi è un libro con molte sfaccettature, che può essere visto da diverse prospettive. Ricco di riferimenti filosofici e letterari, soprattutto a Narnia di C. S. Lewis, è un mystery, per via della paziente raccolta di indizi che un po’ alla volta portano il protagonista e il lettore a scoprire una realtà diversa da quella apparente; è un fantasy, per la presenza della magia, ma è anche una riflessione filosofica sul mondo, sulla conoscenza e sul suo valore, sulla morale di certe scelte, sulla religione, sulla coscienza e sull’identità.
Piranesi infatti, alla fine riscopre il proprio passato, chi è veramente, ma dentro di sé continua a considerarsi Piranesi. L’esperienza della casa lo ha cambiato, non è più la persona che è entrata nel labirinto; l’uomo che ne esce è qualcun altro, una mescolanza forse inconciliabile di due differenti personalità.
Questo è forse il punto più criticabile del libro, che mi fa pensare che la Clarke abbia perso un’occasione banalizzando tutta la sua raffinata costruzione. Se avesse mantenuto fino alla fine l’ambiguità e il sospetto che la Casa, invece di un mondo parallelo, fosse solo una costruzione mentale, avrebbe potuto approfondire ulteriormente certe tematiche sulla mente e la percezione.
Invece il rito celtico per passare dal mondo ordinario alla Casa è una soluzione “facile”, una scappatoia per riportare il tutto a una dimensione un po’ meno conturbante.
Nonostante questa lieve “sporcatura”, Piranesi rimane un’opera molto interessante e ottimamente scritta. Un libro non solo da leggere, ma da rileggere, sia per la vicenda raccontata che per le riflessioni che suggerisce.