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Il frimbolista uniforme

Non capita spesso di poter assistere a uno spettacolo come quello in scena in questi giorni al Teatro Impressionista di largo Minkowski. Il frimbolista uniforme, è un testo originale di Alvaro Pezskinov, rappresentato per la prima volta a teatro dalla Compagnia dell’Anima e che vede 

In treno

I treni hanno in se qualcosa di immutabile. Non importa se sono treni moderni e veloci o vecchi treni lenti che fermano in ogni piccola stazione lungo il percorso. Appena le porte si chiudono, i treni diventano un mondo a parte, una mescolanza di persone 

Violino

La folla dei mendicanti si aprì per farlo passare. Un Mosè accattone e un mare di straccioni che si spalancava davanti a lui senza nemmeno dover fare un segno con la mano. La custodia del violino gli pendeva dalla spalla: la pelle nera lacera e consunta, le chiusure ossidate, tutto portava il segno del lungo servizio prestato.
Veniva da molto lontano, ma tutti sapevano chi era e lo salutavano chinando il capo con deferenza, senza osare sfiorarlo. Il tunnel sotterraneo sfociava nell’ampio spazio di una stazione della metropolitana in disuso. Seduto su un trono realizzato con un vecchio sedile strappato da un vagone distrutto, lo attendeva il re. Gli si fermò davanti e piegò lievemente il capo, in segno di rispetto. “Mi tratterò per breve tempo nella vostra città. Suonerò agli angoli delle strade.” Continue reading Violino

Le buone storie servono ancora?

Le buone storie servono ancora?

Qualcuno regali a Zack Snyder il libro di Black Snyder! Pioveva. Passeggiavo senza meta con un amico, chiacchierando, ma l’aria era più fredda del previsto e la pioggia un po’ fastidiosa. Lui aveva due biglietti gratis per il cinema. Perché no, ci siamo detti. E 

RimescolOz

Lo squillo del cellulare mi svegliò di soprassalto. Risposi con il cuore in gola, una chiamata nel cuore della notte non è mai una buona notizia. «Pronto?» Chiesi con voce spaventata e assonnata ad un tempo. Mi rispose un piagnucolio incomprensibile. Oddio, doveva essere accaduta 

Spazzini

“George.” sentì chiamare a gran voce. “Vieni fuori un momento.”
“Maledizione.” George era impegnato a cercar di capire come fosse possibile che la società avesse sempre i conti in rosso. Lavoro ce n’era, la decontaminazione era un settore che tirava. Certo c’era un sacco di concorrenza, alcuni onesti, molti purtroppo gente senza scrupoli che si limitava ad una passata superficiale, il minimo indispensabile perché i valori rientrassero nei limiti di legge e poi via, passavano a un altro lavoro. Quella gente uccideva il mercato. E i clienti spesso non capivano la differenza. Salvo poi ritrovarsi con tassi di mutazione stranamente elevati dopo qualche anno, ma ormai la frittata era fatta.
“Che c’è?” rispose al suo socio che lo chiamava dall’esterno.
“Forza, vieni a vedere.”
“Aspetta un momento. Piuttosto hai controllato l’attrezzatura? L’ultima volta siamo partiti con i filtri intasati perché ti eri scordato di pulirli. Non voglio che succeda di nuovo.”
“Non succederà più, fidati. Da oggi entriamo in un nuovo settore di mercato.”
George si sentì rizzare i capelli sulla testa. Alvin, il suo socio, aveva una spiccata abilità nel cacciarli in qualche guaio. La sua passione per la tecnologia e la sua totale incapacità di gestire qualsiasi cosa lo rendeva assai pericoloso ogni qualvolta decideva di lanciarsi in qualche impresa.
Aprì la porta del piccolo ufficio e si ritrovò nel capannone che utilizzavano come magazzino per le attrezzature. “Alvin?” Non vedeva il socio da nessuna parte. Continue reading Spazzini

il racconto di fantascienza

«Non va bene. Mi dispiace, ma non è fantascienza.» Ed Wallace diede una spintarella al manoscritto sulla sua scrivania rispedendolo verso l’autore. «Non abbastanza almeno, non per noi.» «Che vuol dire non è abbastanza fantascienza?» Wallace sospirò: «Il tuo racconto misura esattamente quattro virgola sessantasette 

Esploratori

«Allora?» «Calmati. Siamo appena usciti dall’iper. È un sistema piccolo, solo tre pianeti da analizzare. Siamo sul secondo, il più promettente. Ho lanciato le sonde, lascia che arrivino un po’ di dati.» Novak scrutò dal finestrino della cabina di pilotaggio. Un pianeta grigio incombeva sopra 

È difficile essere un Dio

È difficile essere un Dio

HARD TO BE A GOD è molte cose. Prima di tutto è un romanzo di fantascienza dei fratelli Strugackij del 1964. Poi è un film del 1989 di produzione Franco-Sovietico-Tedesca e un videogioco russo del 2008. Di queste cose parlerò, forse, altrove, perché HARD TO BE A GOD è ancora una volta un film , questa volta del 2013, ma in realtà in lavorazione dal 2000. Ed è proprio di questo film, del regista russo Aleksei German , che voglio parlare. Sei anni di riprese e sette di post-produzione che si sono conclusi poco dopo la morte del regista, hanno portato alla realizzazione di un film incredibile, presentato in anteprima al Festival del Cinema di Roma nel 2013.

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Il cecchino

Si gettò a terra appena in tempo. Una scarica di proiettili seminò di crateri il muro dietro di lui, esattamente dove, pochi istanti prima, si trovava la sua testa. Ricaricò il fucile, contò fino a dieci, saltò in piedi e si lanciò in una folle