Blackfish City – La città dell’orca

Blackfish City – La città dell’orca

Questo è un romanzo difficile da recensire, perché qualsiasi cosa si dica, si rischia di rivelare troppo.

Quello che si può certamente dire è che Zona 42 ha confermato ancora un volta di saper scegliere oculatamente i libri che propone. La città dell’orca è un ottimo romanzo di fantascienza, scritto molto bene e ricco di temi e spunti interessanti.

Sam J. Miller dimostra di possedere inventiva, fantasia e un ottimo livello di scrittura. È in grado di sorprendere i lettori con una narrazione che non è mai banale e si riserva alcuni snodi della trama davvero spiazzanti.

La storia è ambientata a Qaanaaq, un’isola artificiale al largo della Groenlandia, ultimo rifugio per gli esseri umani in fuga da disastri ambientali, guerre e totalitarismi.

Per qualche motivo, nella mia testa si è creato un parallelo fra Qaanaq e Camp Byrd, la base in Groenlandia, ultimo rifugio dell’umanità, ne Il mondo sommerso di Ballard e ho letto il lbro di Miller come una sorta di compendio a quello di Ballard. Si tratta solo di un gioco della mia mente perché i due libri non hanno in realtà molti punti di contatto, tranne appunto la necessità per l’umanità di trovare un “ultimo rifugio” nell’estremo nord.

È un romanzo che supera le barriere fra i generi, mescolando temi, idee e toni provenienti dal cyberpunk, dal distopico, dal catastrofico, dalla climate fiction e secondo alcuni si inserisce nel filone relativamente nuovo del hopepunk. La speranza sembra difficile da intravvedere in una vicenda cupa e violenta, ma nonostante il mondo di Qaanaaq sia duro e difficile non è privo di bellezza e possibilità.

Così lo descrive l’autore stesso:

“With Blackfish City, I wanted to paint a realistically terrifying picture about how the world will change in the next hundred years, according to scientists. But I also wanted to have hope, and imagine the magnificent stuff we’ll continue to create. The technology we’ll develop. The solutions we’ll find. The music we’ll make.”

“Con Blackfish City (La città dell’Orca), volevo dipingere un quadro realisticamente terrificante su come il mondo cambierà nei prossimi cento anni, secondo gli scienziati. Ma volevo anche avere speranza e immaginare le cose magnifiche che continueremo a creare. La tecnologia che svilupperemo. Le soluzioni che troveremo. La musica che faremo. “

La città dell’Orca contiene moltissime cose, a cominciare da un’ambientazione complessa e ben congegnata che rende la città stessa coprotagonista nella vicenda. La città e la vita dei suoi abitanti formano un affresco assolutamente non banale, profondo, immaginativo e ricco.

La storia è narrata tramite i punti di vista multipli di diversi personaggi che all’inizio paiono scollegati, ma che, al dipanarsi della vicenda, si ritroveranno strettamente interconnessi.

I temi trattati sono davvero molti, dal disastro ambientale alla manipolazione genetica, alle intelligenze artificiali che prendono (per fortuna?) il controllo lasciando all’umanità quasi solo l’illusione di poter decidere, al fondamentalismo religioso, al problema dell’immigrazione, alla criminalità e al suo controllo del territorio e molto altro. A prima vista può sembrare un minestrone mal assemblato, ma in realtà tutte le tematiche citate si inseriscono senza forzature nella trama del romanzo, le danno forza e contribuiscono a creare un’ambientazione tridimensionale estremamente convincente e affascinante.

Non dirò altro della vicenda in sé perché rischierei di raccontare troppo, togliendo al lettore il piacere di scoprire un po’ alla volta la città e i suoi abitanti.

Forse il difetto maggiore del romanzo è una certa lentezza nell’avviarsi. Bisogna avere un po’ di pazienza e lasciare che la storia ti coinvolga un po’ alla volta prima di sentirsi così profondamente avvinti da non volersi più fermare nella lettura.

Non si tratta di un libro “facile”, all’inizio è piuttosto spiazzante e serve tempo prima di potersi orientare nella città, grazie anche all’aiuto della trasmissione radiofonica City Without a Map, un modo astuto per inserire un po’ di infodump senza infastidire i lettori.

Solo un po’ alla volta si inizierà scoprire in che modo le vicende dei quattro personaggi principali sono intrecciate fra loro e con la vita stessa della città, ci vuole un pizzico di pazienza all’inizio, ma è uno sforzo che vale assolutamente la pena compiere.



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