Il giorno del diavolo: horror contadino

Il giorno del diavolo: horror contadino

Il giorno del diavolo di Andrew Michael Hurley è un’altra perla di quel filo bizzarro che lega fra loro opere anche molto diverse, ma che sono però accomunate da qualcosa che non sempre traspare da un lettura superficiale. Seguendo le tracce di uno strano percorso che si snoda fra musica, cinema e letteratura, partendo da L’uomo del censimento recensito nel mio ultimo post, sono arrivato a questo bellissimo romanzo di Hurley che si è rivelato una vera sorpresa.

Si tratta di un horror, forse, ma se lo è, sicuramente è lontanissimo dal tipico romanzo horror infarcito di episodi raccapriccianti, maniaci omicidi mascherati o mostri di qualsiasi genere.

Tutta la vicenda si svolge nell’Endland, un piccolo angolo del Lancashire, una zona aspra di brughiere ventose e boschi cupi, forre profonde e montagne scoscese, dove le greggi di pecore scorrazzano fra muretti a secco pericolanti e sentieri sempre mutevoli.

L’andamento è quello di una saga familiare, un’epopea contadina, o meglio di allevatori, una storia di gente legata alla terra e alle tradizioni. È anche la storia di un ritorno alle radici: il protagonista ha lasciato la fattoria di famiglia per frequentare l’università ed è diventato insegnante, ma ogni anno, in autunno, ritorna alla fattoria per aiutare il padre e il nonno a riportare le pecore nei pascoli di fondovalle.

La narrazione si snoda su più piani temporali che si intersecano, il protagonista racconta al figlio una storia sul diavolo, ma il figlio gli chiede di raccontarne una diversa, non più una sul diavolo, ma una sul suo bisnonno.

Il problema è che nelle Endland una storia pretende che se ne racconti un’altra e poi un’altra ancora, e in ognuna di esse il Diavolo ha il suo ruolo.

Andrew Michael Hurley . Il giorno del diavolo

E così il protagonista inizia a raccontare la storia di quando, dieci anni dopo essersene andato, ritorna nelle Endland con una moglie e un figlio che sta per nascere e di come rimane coinvolto nella storia familiare che si snoda all’indietro per secoli, fino a sentir rinascere con forza il legame con quella terra e con quella storia.

Inframmezzati al racconto ci sono i ricordi di quand’era bambino e le storie delle generazioni precedenti che si intrecciano fino a creare un arazzo ricco di fascino e di atmosfera.

La terra diventa essa stessa protagonista della narrazione a pieno diritto. L’asprezza delle condizioni di vita, la continua incertezza sul futuro, la durezza del lavoro e la mutevolezza di un ambiente sempre uguale, ma sempre in trasformazione — tanto da costringere ogni anno a ridisegnare le mappe del territorio — diventano presenza costante in tutto il romanzo, forgiando e piegando la vita delle persone.

Per buona parte del romanzo non accade nulla, o molto poco, vi sono solo pochi accenni a qualcosa che potrebbe rivelarsi spaventoso, eppure la storia non annoia affatto. Si snoda con lentezza lungo i meandri del tempo delle persone e del tempo delle generazioni, ma riesce a farlo sempre in modo affascinante e coinvolgente.

E il diavolo? Il diavolo fa parte della vita quotidiana, può essere il gelo fuori stagione, può essere una nevicata più abbondante, una malattia che provoca moria del bestiame o la pioggia che scatena inondazioni e smottamenti, ma può essere anche qualcosa che si annida nel cuore delle persone.

Il punto di vista del narratore è sempre ambiguo, sembra non credere al diavolo, ma allo stesso tempo è testimone di accadimenti che ne dimostrano l’esistenza senza mai metterla in dubbio. L’orrore soprannaturale è così strettamente intricato con le forze della natura e con l’oscurità dell’animo umano da risultare spesso indistinguibile. E così il rituale pagano per esorcizzarlo, una specie di Halloween personalizzato, inventato da un antenato del protagonista, diventa un momento chiave nella vita degli abitanti delle Endland.

Ma dov’è il collegamento fra questo libro e il romanzo di Mieville citato all’inizio?

Il giorno del diavolo è costantemente permeato dalla stessa atmosfera di eerrines. La brughiera è un luogo desolato, dove si odono richiami misteriosi, suoni inspiegabili e dove le cose si svelano e si nascondono di continuo, dove è facile smarrirsi e in cui il cammino può condurre lungo percorsi misteriosi.

A volte risulta faticoso seguire i diversi fili della narrazione, le storie che si intersecano di continuo, i racconti dentro i racconti, ma nel complesso il romanzo è ottimo, ben scritto e coinvolgente.



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