Lo strano caso dell’uomo con un proiettore al posto del cervello
«Chi li ha chiamati quei due?» sentii brontolare. Era l’accoglienza che ricevevamo sempre più spesso.
«Holmes, dottor Watson» l’ispettore Lestrade ci venne incontro sorridendo. «Arrivate tardi. Il colpevole è già stato arrestato.»
«Allora siamo qui per congratularci» rispose Holmes «per l’arresto della persona sbagliata ovviamente.»
Senza curarsi delle proteste Holmes scavalcò i nastri che delimitavano la scena del delitto. «Non le dispiace vero ispettore, magari riusciamo a scoprire ancora qualcosa se i suoi uomini non hanno già pasticciato tutto.»
Non mi restò che seguirlo accodandomi a Lestrade che fece tacere con un gesto le lamentele dei sottoposti.
«Gira ancora con quel maniaco dottore?» mi chiese il sergente Stevens. «Non dica che non l’ho avvertita quando si ritroverà immerso nell’acido solo perché il suo amico vuole scoprire quanto impiega un corpo umano a sciogliersi.»
Gli lanciai uno sguardo eloquente e mi affrettati sulla scena del delitto.
«O mio Dio» esclamai.
In guerra avevo visto scene raccapriccianti di ogni tipo e frequentando Holmes mi ero trovato al cospetto di delitti orrendi, ma solo una mente malata poteva aver concepito una cosa come quella.
Un uomo era seduto su una poltroncina a poca distanza da uno dei muri della stanza. A prima vista non vi era nulla di orrendo, fino a quando non si notava un video proiettato sul muro di fronte al morto e non si cercava il proiettore.
Uno degli occhi del cadavere era stato asportato e il fascio di luce proveniva dall’obiettivo incastrato nell’orbita vuota.
Spesso di fronte alla morte vengono alla mente pensieri banali, nessuna riflessione sul senso della vita. Io pensai che quell’uomo sembrava Terminator quando aveva perso l’occhio.
«Che ne dice dottore?» Holmes era affascinato.
«Un maschio, bianco, sulla cinquantina» cercai di mantenere un tono di voce professionale. «Non presenta segni di violenza visibili, a parte,» indicai la testa dell’uomo «una profonda incisione attorno al cranio al livello della fronte.»
«Holmes, è inutile che perdiate il vostro tempo. Abbiamo arrestato il colpevole» intervenne Lestrade. «Quentin Rodriguez, quello lì, era un regista piuttosto famoso che ha fatto l’errore di usare i soldi sbagliati per finanziare il suo ultimo film. È andato male e quando i finanziatori hanno voluto indietro i loro soldi lui non li aveva. Questo è il risultato»
«Affascinante.» Holmes era in ginocchio accanto al cadavere e osservava il video proiettato sul muro.
«Sherlock? Cosa ti affascina esattamente in tutto questo?» chiesi.
«Guardate. L’assassino ha aperto la scatola cranica, tolto il cervello e un’occhio e inserito un proiettore all’interno.» Indicò il muro. «Il video è di bassa qualità, ma naturalmente i proiettori miniaturizzati hanno una bassa risoluzione. È incredibile come siano riusciti a ridurre le dimensioni.»
Indicò il cadavere. «Potrebbe trattarsi di un Philips PPX4010 o un PPX4350. Notate come non ci siano cavi di alimentazione o connessioni esterne. L’assassino ha nascosto le batterie dentro il cranio e scommetto che c’è una chiavetta usb collegata al proiettore.»
Lastrade mostrava chiari segni di impazienza. «Holmes, se le riuscisse di lasciare da parte l’ammirazione per la tecnologia e per l’assassino potrebbe farsi entrare in testa la notizia che abbiamo arrestato il colpevole.»
«Quello che voi ritenete il colpevole, ma che in realtà non lo è. Altrimenti non saremmo qui.»
«Abbiamo arrestato Larry Aiken, un galoppino di Robert Moore che, guarda caso, è il principale finanziatore dell’ultimo grande insuccesso del nostro regista. È stato visto uscire dal palazzo e il morto lo aveva denunciato per minacce qualche tempo fa.»
«Lestrade, tutto questo non le sembra un po’ troppo raffinato per uno come Aiken? E allo stesso tempo troppo stupido. Minacciare un uomo e poco tempo dopo ucciderlo facendosi vedere mentre esce da casa sua» Holmes scosse la testa.
La sicurezza di Lestrade iniziava a vacillare. Troppe volte Holmes aveva avuto ragione in passato per prendere alla leggera le sua parole.
«Aiken ha detto qualcosa?»
«Dice di non essere stato qui oggi, ma non ha un alibi. E comunque chi ha chiesto il vostro parere? Chi vi ha chiamati?» chiese stizzito Lestrade.
«Non lo indovina? Il datore di lavoro di Aiken.»
«Moore?»
Holmes scosse la testa. «Moore non è altro che un burattino. Lei sa benissimo chi è l’uomo che tira i fili di tutte le organizzazioni criminali qui a Londra.»
Lestrade spalancò la bocca. «Ha accettato un incarico da Moriarty?»
Holmes non rispose, preso ad osservare la scena proiettata.
L’ispettore mi guardò: «Moriarty lo odia, è il suo nemico, è l’uomo che ha giurato di rovinarlo.»
«Oh non guardi me. Io gli ho consigliato di non accettare, ma lui ha detto che era un’idea affascinante.»
«Guardate le immagini» ci interruppe Holmes riportando l’attenzione sul delitto. «È ciclo di due minuti e 29 secondi che si ripete. È una sequenza tratta da uno dei suoi film.» Indicò il regista morto. «Uno uscito sei anni fa. È la scena in cui Helen Morrel, dopo essere stata perseguitata per tutto il film da una banda di assassini, si vendica trasformandosi in una macchina di morte.»
Guardai il video, era ambientato in un cantiere. Si vedeva una donna che piantava un chiodo nella gola di un uomo, gli strappava di mano una mitraglietta e uccideva altri cinque uomini ferendone un sesto. L’uomo a terra cercava di raggiungere una pistola; la donna sparava, ma la mitraglietta era scarica, la gettava da parte, afferrava uno scalpello e un martello e si avvicinava inesorabile all’uomo. Si inginocchiava accanto a lui e gli inchiodava la mano a terra, a pochi centimetri dalla pistola, piantandole lo scalpello nel dorso.
«Perché l’assassino ha scelto proprio questa scena? Un rituale così elaborato richiede troppo lavoro perché qualcosa sia stato lasciato al caso.»
«Volevano far capire che chi non paga fa una brutta fine» rispose Lestrade sbrigativo.
«Credo che Holmes abbia ragione» interloquii. «Questo non è un avvertimento mafioso, non è una questione di soldi. C’è sotto qualcosa di molto più profondo.»
«Va bene. Allora voi due geni tirate fuori un colpevole, forza» Lestrade girava la testa da me a Holmes e viceversa.
Mi strinsi nelle spalle e mi limitai a guardare Holmes che girava per la stanza.
«Com’è stato identificato Aiken?» chiese Sherlock.
«I vicini hanno sentito gridare un uomo con un forte accento scozzese e qualcuno ha visto un uomo con barba e capelli rossi uscire dalla casa. La descrizione corrisponde ad Aiken.»
«E naturalmente urlava contro un uomo a cui aveva strappato il cervello? L’uomo che urlava voleva farsi sentire e vedere.» rispose Holmes. «E voleva farsi vedere perché sapeva che sarebbe stato scambiato per Aiken. Deve trattarsi di qualcuno abile ad imitare gli altri.»
«Un attore» dissi.
«Esatto» Holmes assunse un’aria assente e iniziò a descrivere una scena che gli scorreva davanti agli occhi. «Un uomo assume le sembianze di Aiken e ne imita il tono. Ma perché Rodriguez gli apre? Perché era qualcuno che conosceva, non imitava ancora Aiken. Qualcuno che lo odiava e che si è preso la briga di mettere in scena tutto questo. Ma perché quella scena? È il primo film con la Morrel, l’inizio di una serie fortunata. Prima di lei l’attore che compariva in tutti i film di Rodriguez era,» Holmes fece una pausa «suo fratello.»
«Aspetta Sherlock, ho letto qualcosa tempo fa. Il fratello di Rodriguez lo accusava di aver trascinato entrambi alla rovina» dissi.
«Proprio così. Lo accusava di aver perso la testa per la Morrel. Avevano smesso di lavorare assieme dopo un brutto litigio e aveva dichiarato che senza di lui i film del fratello sarebbero stati dei fallimenti.»
«Gli serbava rancore da allora» gridai entusiasta. «Ma perché ucciderlo proprio ora che il suo ultimo film è stato davvero un fallimento.»
«Erano ancora soci. Poteva sopportare il successo del fratello finché gli portava denaro, ma ora che le cose andavano male la sua rabbia dev’essere esplosa.»
«Cercate il fratello del regista, portatelo qui» gridò Lestrade.