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le porte

le porte

Fui io il primo ad accorgermi della sua scomparsa. Conoscendolo intimamente sono certo che abbia inscenato tutto per potersene andare da una vita che iniziava a considerare insopportabile e ritrovare quella libertà che aveva barattato in cambio del successo, anche se ammetto che dopo tutti 

lo studente

lo studente

Passava lunghe ore, immobile, davanti allo stretto abbaino della misera stanza in cui viveva in affitto, osservando lo scorcio dei tetti della città mitteleuropea in cui si era trasferito. Forse non osservava nemmeno più, probabilmente all’inizio, qualche anno addietro aveva realmente guardato con interesse il frammento 

nella rete

nella rete

Un po’ in disparte dagli altri maschi rifletteva sul proprio futuro. Come spesso accadeva si sentiva un po’ fuori luogo in mezzo agli altri, non amava i giochi rumorosi dei suoi compagni o almeno non amava spenderci tutto il suo tempo, preferiva trascorrerlo in biblioteca o collegato al computer; studiava qualunque materia, spaziava in ogni campo sorprendendosi di quanto fosse vasta la cultura della sua specie. Gli educatori non pretendevano molto da loro, si erano limitati ad allevarli e accudirli, insegnando loro a parlare, a leggere e scrivere e le nozioni fondamentali che sarebbero state loro utili per comprendere il mondo e il compito che li attendeva. Ogni tanto qualche gigantesca femmina si aggirava nei dintorni dell’allevamento, per provvedere ai rifornimenti o a lavori complessi che non sarebbero stati possibili senza interventi esterni. In quelle occasioni lui e i suoi compagni si erano assembrati per poterle osservare meglio possibile, mentre conversavano in quel loro strano modo con gli educatori o mentre eseguivano riparazioni e altri compiti incomprensibili. Qualche volta le femmine avevano parlato perfino con loro e quelli a cui era stata rivolta la parola si erano sentiti così fieri che per alcuni giorni se ne erano andati in giro tutti impettiti.  L’allevamento era stato la loro casa e fra breve uno alla volta l’avrebbero lasciato per il viaggio finale. Tutti si sentivano eccitati pensando a ciò che li attendeva, anche lui lo era, ma voleva essere sicuro di ottenere il miglior destino possibile. Alcuni di loro sarebbero stati scelti per diventare istruttori delle prossime generazioni, sarebbero rimasti all’allevamento e si sarebbero occupati dei nuovi nati, li avrebbero allevati con amore insegnando loro ciò che sapevano, ma non era quello che desiderava. Continue reading nella rete

il duca

il duca

Percorsi lentamente il corridoio che separava l’ingresso dalla biblioteca. Ad ogni passo sentivo i capelli rizzarmisi sulla testa, lunghi brividi mi percorrevano la spina dorsale, l’adrenalina correva impetuosa nelle mie vene, ogni pelo del corpo sembrava dotato di volontà propria e tutti assieme sembravano essersi 

punti di vista

punti di vista

Un segnale sul pannello di controllo richiamò la sua attenzione. Finalmente l’osservatore di seconda classe 097 si era messo in contatto. Il supervisore di terza classe 028 compì l’appropriata sequenza di movimenti per attivare il sistema di comunicazione. “Osservatore di terza classe 097 a rapporto” – 

la maledizione dell’uomo

la maledizione dell’uomo

Confusione. Paura. Zanne sguainate. Ringhi. Il suo branco. Il suo branco lo stava scacciando. Un muro di zanne luccicanti.

Il grosso lupo bianco iniziò a correre. Via. Lontano. Gli odori della foresta erano per lui qualcosa di solido, tangibile, come gli alberi, i sassi, il terreno gelato. Correre. Allontanarsi. Ora era un lupo solitario, cacciato dal branco di cui era stato il capo. Nessun luogo dove andare, nessuna tana a cui tornare. Correva. Cacciava quando la fame era troppo intensa. Seguiva le tracce di qualche piccolo roditore, la scia olfattiva di una preda. Ancora via. Nessun luogo. Correre. Si stava stancando. Impossibile, non si stancava mai. Correre era nella sua natura di lupo. Eppure era stanco.
Perché il suo branco l’aveva scacciato? Continue reading la maledizione dell’uomo

la città

la città

La città era qualcosa di davvero notevole. Non certo per gli edifici in se, tranne uno di cui parlerò più tardi, quanto per la sua forma e per la disposizione delle case. Le case stesse erano praticamente uguali, ad un piano, con una terrazza che 

Holmes e il pianeta misterioso

Holmes e il pianeta misterioso

Qualche tempo dopo la nostra discussione sull’alba anticipata avvenuta in Groenlandia mi ritrovai a riprendere la discussione con Holmes, la sua spiegazione infatti non mi convinceva affatto e anzi trovavo quasi irritante la sua sicurezza. Entrai nel suo studio portando con me alcuni ritagli di pubblicazioni 

Il mistero dell’alba

Il mistero dell’alba

“Holmes, leggete qui, è inaudito” – esclamai eccitato entrando nella nostra abitazione al 221b di Baker Street.
“Me lo racconterete strada facendo, venite, l’ispettore Lestrade ha chiesto il nostro aiuto.” – replicò pacatamente il mio amico afferrando cappello e pipa e dirigendosi verso la porta. Non mi restò che seguirlo e salire accanto a lui sulla vettura che aveva chiamato per noi.
Mi misi seduto e spalancai il giornale davanti ai suoi occhi – “Leggete!” – lo apostrofai – “Proprio qui, è incredibile, non trovate?”
“Davvero stupefacente” – rispose con voce divertita – “Lazarus III ha vinto la quinta corsa, ma da quando vi interessate di cavalli?”
Ripresi il giornale e lo girai spazientito – “Non questa pagina, questa!” – indicai con foga – “Via Holmes, siate serio, la notizia è davvero notevole, secondo questo giornale si è verificato un fenomeno astronomico incredibile, in Groenlandia il Sole è sorto con due giorni di anticipo quest’anno.” Gli lasciai il tempo di leggere l’articolo poi ripresi – “È incredibile come diano la colpa al cambiamento climatico, sembra di sentire la mia povera nonna ripetere che le stagioni non sono più quelle di una volta. Cambiamento climatico, bah, come se un po’ di caldo in più potesse cambiare il sorgere del Sole. Secondo me nascondono qualcosa di ben più importante, o forse non ne capiscono nulla e quindi per non fare la figura degli sciocchi danno la colpa al cambiamento climatico, una di quelle invenzioni buone per spiegare qualsiasi evento quando non si sa chi incolpare. Come nell’esercito, quando gli ufficiali sbagliano hanno sempre qualcuno da incolpare. Sapete cosa penso? Dovremmo andare lassù a indagare, sono certo che potreste capirne più di tutti quelli che hanno intervistato su questo giornale.” Continue reading Il mistero dell’alba

The Raven: I – il passaggio

The Raven: I – il passaggio

Il sole, gigantesco e deforme disco arancione  nell’atmosfera tremula del tramonto era appena sceso dietro l’orizzonte rischiarando ancora il cielo a occidente. Il terreno a tratti paludoso iniziava già a trasudare una nebbia densa che serpeggiava fra gli alberi trasformandoli in figure evanescenti dai contorni indistinti.