Autore: libero

Unwhalt

Alcuni anni or sono, mentre frugavo fra i libri usati di una bancarella non lontana da Plaza España a Comodoro Rivadavia, trovai un’edizione portoghese del 1937 delle Storie di Erodoto curata da Xavier Martines. Colpito principalmente dall’originalità dei caratteri tipografici l’acquistai senza tuttavia prestarvi molta 

Memorie del soprasuolo

Bo aprì gli occhi di scatto. Nel rettangolo di luce spalancato sul corridoio si stagliava una sagoma scura. La postura aggressiva e i capelli ricci che si srotolavano sulle spalle gli fecero capire che erano arrivati guai. «Guarda guarda» proruppe una voce femminile. «Quel secchione 

Lo strano caso dell’uomo con un proiettore al posto del cervello

«Chi li ha chiamati quei due?» sentii brontolare. Era l’accoglienza che ricevevamo sempre più spesso.
«Holmes, dottor Watson» l’ispettore Lestrade ci venne incontro sorridendo. «Arrivate tardi. Il colpevole è già stato arrestato.»
«Allora siamo qui per congratularci» rispose Holmes «per l’arresto della persona sbagliata ovviamente.»
Senza curarsi delle proteste Holmes scavalcò i nastri che delimitavano la scena del delitto. «Non le dispiace vero ispettore, magari riusciamo a scoprire ancora qualcosa se i suoi uomini non hanno già pasticciato tutto.»
Non mi restò che seguirlo accodandomi a Lestrade che fece tacere con un gesto le lamentele dei sottoposti.
«Gira ancora con quel maniaco dottore?» mi chiese il sergente Stevens. «Non dica che non l’ho avvertita quando si ritroverà immerso nell’acido solo perché il suo amico vuole scoprire quanto impiega un corpo umano a sciogliersi.»
Gli lanciai uno sguardo eloquente e mi affrettati sulla scena del delitto. Continue reading Lo strano caso dell’uomo con un proiettore al posto del cervello

Prologo, dannato prologo

Prologo, dannato prologo

Io odio i prologhi. Non sempre e non tutti ovviamente. Il prologo è un ottimo indizio per capire la qualità del testo che si sta per affrontare e troppo spesso i prologhi sono disastrosi, preludendo a uno svolgimento altrettanto disastroso. Sono iscritto ad alcune community di scrittori 

yes and thanks

yes and thanks

È strano ripensarci ora, ora che si può fare un bilancio; pesare ciò che abbiamo perso e ciò che abbiamo guadagnato con la stessa cura di un gioielliere del diamond district, guardarsi indietro ora che è tutto finito, ora che la tempesta è passata lasciando 

l’orologio

l’orologio

“Dave! Un pacco per te.”
“Arrivo, grazie.” rispose alzandosi dalla scrivania. Un corriere stava uscendo dalla porta lasciando il suo collega Paul a fissare con la fronte aggrottata il pacco che si rigirava fra le mani. “Ancora Amazon. Di un po’: che ti prende? Ogni giorno arriva qualcosa per te, nemmeno la mia ragazza ordina così tanta roba su internet!”
David si mordicchiò il labbro, prese il pacco e senza dire nulla iniziò a scartarlo tornando verso il suo ufficio. Si sedette e rimase a fissare a lungo il contenuto. Sentì bussare alla porta e Paul entrò senza attendere risposta.
“Una guida di Londra?” chiese inarcando le sopracciglia. “Che te ne fai di una guida della città?” Continue reading l’orologio

show don’t tell

show don’t tell

Wiliam Shaw si alzò, lo fissò negli occhi inarcando le sopracciglia folte e scure, afferrò il manoscritto e lo sbatté sulla scrivania. Don Tellerman spalancò la bocca, quel plico di fogli maltrattati era il suo manoscritto. Quel colpo era uno sparo alla tempia delle sue 

sorrisi

sorrisi

Il suo cuore pulsava all’impazzata, pompando furiosamente si ripercuoteva nella gola, nelle tempie, nei polsi, perfino nei polpastrelli. Camminava rasente al muro guardandosi continuamente attorno con movenze da uccello, rapidi scatti della testa seguiti da istanti di immobile fissità dello sguardo, pronto a cogliere ogni 

caos

caos

Caoticamente convertito e stremato ho raggiunto
il
giunto rastremato al vertice del caos.

E lì abbandono il dono
dubbio
di un eterno ritorno

Sonny O
[Cos’è che ho detto?] – 2013

 

lasciami

lasciami

Lasciami credevo di poter scordare il tuo sorriso dispensato ad arte per lasciarti ho voluto morire ma mi hai riportato qua con gesti stanchi ho scavato la mia tomba nella terra scura hai sollevato la mia pietra solo per essere adorata ancora non mi hai