Un’inquietante simmetria: il punto di vista sui punti di vista

Un’inquietante simmetria: il punto di vista sui punti di vista

Volevo leggere La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo, potevo leggere La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo, tutti ne hanno parlato bene, perché non ho letto quello?

Invece ho letto Un’inquietante simmetria di Audrey Niffenegger che mi aveva incuriosito, e invece di leggere il libro che ha reso famosa la sua autrice (La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo per l’appunto), mi sono lasciato attrarre dalla trama del suo secondo romanzo.

Per dirla in breve, Un’inquietante simmetria è un bellissimo romanzo breve “realistico” inframmezzato da una fastidiosa storia di fantasmi. Nelle intenzioni dell’autrice, purtroppo, la storia importante è quella di fantasmi. In realtà le storie sono forse tre, perché oltre a queste due c’è la storia del cimitero di Highgate che diventa un personaggio a pieno titolo del romanzo.

Lo stile di scrittura varia; è buono, a tratti molto buono, con una gestione dei punti di vista molto bella (ne riparlo più avanti), ma purtroppo non riesce a sostenere una storia sconclusionata e irritante.

———Spolier Alert———-

La storia (ahimè) principale è quella con il fantasma. Il fantasma è quello di Elspeth, che muore a inizio libro, lasciando un amante inconsolabile, Robert e una piccola eredità che consiste principalmente nell’appartamento in cui viveva e in cui continuerà a “risidere” il suo fantasma, che si affaccia sul cimitero di Highgate. L’appartamento va alle due figlie della sorella gemella, anch’esse gemelle, ma “speculari“. Robert lavora come volontario al cimitero di Highgate (accompagna i turisti a visitare le tombe famose) su cui sta scrivendo una tesi di dottorato e vive nell’appartamento sotto quello in cui viveva Elspeth. Le nipoti gemelle vivono negli Stati Uniti e si trasferiscono a Londra per ottenere l’eredità.

Tutti questi personaggi si troveranno coinvolti in una storia torbida, bizzarra e inconsistente, infarcita di trovate dozzinali, di banalità inutili e di azioni insensate. Nessuno dei personaggi citati ha delle motivazioni plausibili per le scelte che compie, le caratterizzazioni sono inconsistenti, le scelte che compiono mancano di coerenza e certe parti scadono totalmente nel ridicolo.

Non scrivete di ciò che conoscete troppo

Il cimitero di Highgate è un discorso a parte. Pare che l’autrice vi abbia lavorato lei stessa per un anno come volontaria per poterlo conoscere a fondo. E qui scatta alla mente la regola inversa di quella che viene sempre propinata agli scrittori “Non scrivete di ciò che non conoscete”. In questo caso una regola saggia sarebbe: “Non scrivete di ciò che conoscete troppo”.

Il cimitero diventa infatti un personaggio a pieno titolo del libro, ma è tutta una parte che poteva tranquillamente essere omessa, o inserita in un libro diverso, magari un libro sui cimiteri famosi. Niente di ciò che viene detto sul cimitero in realtà sembra frutto di un anno di lavoro nell’ambiente. La maggior parte delle cose immagino si possa scoprire da casa facendo qualche ricerca su internet e magari visitando il cimitero un paio di volte. Altre, in particolare le dinamiche interne dell’associazione volontari, non è poi così importante che siano reali, sarebbe bastato realistiche. Raccontare che, quando fa freddo, i volontari si rintanano a bere un tè caldo lo si può fare anche senza aver vissuto di persona la situazione. E anche se non accadesse davvero cosa importa?

La ricerca forsennata del realismo in questa parte ha fatto totalmente perdere di vista la plausibilità di tutto il resto della trama. Plausibilità che non significa realismo o realtà, ma significa coerenza con i presupposti del romanzo stesso.

Ultima, ma prima come bellezza, è la storia di Martin e Marijke

Ultima come importanza, ma prima come bellezza e di gran lunga superiore al resto del romanzo, è la storia di Martin e Marijke. La coppia vive nell’appartamento sopra quello del… fantasma, volevo dire di Elspeth. Martin è un uomo di grandissima intelligenza e cultura, ma che purtroppo soffre di disordini ossessivo compulsivi e di agorafobia. Questo rende impossibile la vita assieme a lui e, alla morte di Elspeth, la moglie di Martin, Marijke realizza di doversene andare, di non essere più in grado di reggere le follie del marito. Pur continuando ad amare Martin, lo lascia e torna in Olanda, il suo paese d’origine dove si rifà una vita libera dalle costrizioni imposte dalle ossessioni di lui.

Il punto di contatto fra questa storia e il resto della sconclusionata vicenda è una delle due nipoti gemelle di Elspeth, che, incuriosita dal vicino di casa, finisce per incoraggiarlo a superare i suoi blocchi e a ricongiungersi con la moglie.

Tutta questa parte del libro vale assolutamente la lettura, certo se fosse staccata dal resto che le fa da zavorra si librerebbe nell’aria, al livello dei libri migliori. Purtroppo costretta fra le parti debordanti di una fastidiosa storiaccia di fantasmi perde un po’ delle sue potenzialità, mai totalmente espresse.

Un nota di stile

Una nota di stile che ho davvero apprezzato è la gestione dei punti di vista. L’autrice dimostra di saper superare alla grande le mode, le manie e le imposizioni stilistiche dettate dalle scuole di scrittura e grazie alle sue capacità ci regala dei punti di vista fluidi che passano piacevolmente da un personaggio all’altro senza creare problemi al lettore.

La regola declamata da insegnanti di scrittura recita di evitare il più possibile il cambiamento di punto di vista (POV) da un personaggio a un altro all’interno di uno stesso capitolo. La moda, diffusa da George R. R. martin è quella di scrivere romanzi a più voci, usando il nome del personaggio come titolo dei capitoli scritti dal suo punto di vista.

Audrey Niffenegger invece, grazie a una grande padronanza della scrittura non si preoccupa di spostare l’attenzione da un personaggio all’altro, muovendo agilmente il punto di vista nel giro di poche frasi. Un esempio è quello di una telefonata fra Marijke e Martin che inizia dal POV di lei e nel corso della conversazione si sposta dall’una all’altro e termina con il POV di Martin, salvo ritornare su Marijke poco più avanti.

Alcune parti di ottima scrittura rendono più accettabile la lettura di una storia (tranne appunto per quanto riguarda Martin e Marijke) altrimenti davvero indigesta.



2 thoughts on “Un’inquietante simmetria: il punto di vista sui punti di vista”

  • Domanda… Se non ami le storie di fantasmi… Perché accidenti hai letto una storia di fantasmi per poi lamentarti che è una storia di fantasmi?

    • Non mi sono lamentato perché è una storia di fantasmi, mi sono lamentato perché è una storia di fantasmi scritta male. Direi che questa frase della mia recensione dice tutto:
      “Tutti questi personaggi si troveranno coinvolti in una storia torbida, bizzarra e inconsistente, infarcita di trovate dozzinali, di banalità inutili e di azioni insensate. Nessuno dei personaggi citati ha delle motivazioni plausibili per le scelte che compie, le caratterizzazioni sono inconsistenti, le scelte che compiono mancano di coerenza e certe parti scadono totalmente nel ridicolo.”
      E mi lamento ancora di più perché la scrittrice è un’autrice con capacità davvero notevoli, la storia di Martin e Marijke ad esempio è bellissima.

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