il racconto di fantascienza
«Non va bene. Mi dispiace, ma non è fantascienza.» Ed Wallace diede una spintarella al manoscritto sulla sua scrivania rispedendolo verso l’autore. «Non abbastanza almeno, non per noi.»
«Che vuol dire non è abbastanza fantascienza?»
Wallace sospirò: «Il tuo racconto misura esattamente quattro virgola sessantasette sulla scala fantascienza.»
«Ma è un bel racconto.» protestò Irwine Catmull, autore del racconto.
«Non dico di no, anzi a essere sinceri ti direi che è proprio molto bello.»
Catmull spalancò la bocca, era difficile ricevere un complimento da Wallace. «Ma, allora?»
«Allora non posso pubblicarlo. Qui su Mondi Fantascientifici accettiamo racconti dal sette in su. Qualche volta facciamo un’eccezione. Se un racconto è davvero bello lo prendiamo anche se vale solo sei, ma mettiamo un bell’avviso per il pubblico, che non si sa mai. Non hai idea di quante lettere di protesta arrivino dai lettori.»
Catmull strinse forte le mani sul piano della scrivania, non voleva a nessun costo lasciarsi prendere dall’ira. «Senti,» disse con tono piatto, «questa storia della misura precisa della fantascientificità è una stronzata, lo sai benissimo.»
«Stronzata?» Wallace alzò le braccia al cielo. «Questa stronzata, come la chiami tu, ha salvato il culo a questa rivista e a tutte le altre. Stavamo andando tutti in fallimento e ora siamo tutti in attivo.»
Catmull fece per intervenite, ma Wallace lo fermò con un gesto della mano. «Tu e qualche altro relitto come te non siete proprio capaci di adeguarvi a tempi. Fate una colletta e organizzatevi una bella gita a Parigi, all’Ufficio Internazionale dei Pesi e delle Misure. Lì, accanto al metro di platino-iridio troverete il misuratore di fantascienza campione. Io l’ho visto.» Wallace si spinse indietro sulla poltrona e riprese a parlare con aria sognante. «È una cosa incredibile. C’è questo oggetto dorato, pieno di ingranaggi e levette e tu sei lì davanti, e sai che lì hai la risposta precisa a tutti i tuoi dubbi. Le opinioni non contano, c’è una misura precisa delle cose. Dati, fatti, non pareri personali.»
«Già.» rispose amaramente Catmull: «E adesso è una macchina che sta a Parigi che decide cosa pubblicare, non più il direttore.»
«Non cercare di fregarmi. Sono io che decido, ma il punteggio è fondamentale. E Parigi non c’entra un cazzo, quello è solo il misuratore campione. Ci sono centinaia di siti che ne hanno una versione software gratuita. Puoi testare i tuoi racconti prima di venire a presentarmeli. Sopra il sette passano, sotto il sette no. Fine.»
Catmull si alzò in piedi, rosso per l’ira si appoggiò alla scrivania di Wallace: «E la qualità non conta più nulla? Qualsiasi porcheria va bene, basta che superi il sette? Mi fate schifo voi editori. Il mio racconto parla di una teoria quantistica alternativa che renderebbe possibile l’esistenza di un universo completamente differente, e non è abbastanza fantascienza?
E si può sapere allora cosa mai ci dovrebbe essere in un racconto per soddisfare il vostro prezioso misuratore?»
Wallace sospirò: «Hai mai sentito parlare del test di Bechdel?»
Catmull si risedette e fissò Wallace con aria smarrita: «Quello che dice che un film non è femminista se non ha almeno una donna che parla ad un’altra donna e non parlano di uomini? Era in un fumetto se non mi sbaglio.»
«Sssst. Non dire femminista.» sussurrò Wallace sottovoce. «Comunque si, quello. Adattalo alla fantascienza. Se in una storia c’è almeno un alieno che parla con un altro alieno e non parlano di esseri umani il livello otto è garantito.»
Catmull lo fissò allibito. «E se la storia fa schifo?»
«La qualità non conta nulla. Non interessa e nessuno. Ci vogliono parametri precisi. La qualità è soggettiva.»
«E tutte quelle stupidaggini dei supereroi? Quelle le pubblicate.»
«Ah si, vale anche se c’è qualcuno con dei poteri magici che parla con un altro con poteri magici, basta dare un nome scientifico alla magia.» Wallace si grattò la testa: «Abbiamo avuto qualche problema con Hulk, ma solo perché lui parla poco.» Rise sguaiatamente.
Catmull si alzò e se ne uscì sbattendo la porta.
Wallace chiamò la segretaria: «Mi mandi il prossimo autore.»
Una ragazza giovane e carina si accomodò dove poco prima era seduto Catmull: “Le ho portato un racconto fantasy.”
“Guardi signorina mettiamo subito le cose in chiaro. Noi pubblichiamo solo racconti che raggiungano almeno il sette sulla scala fantasy. Per non perdere tempo le dico che se non ci sono elfi eleganti e saggi che litigano con nani scorbutici, ma dal cuore d’oro non se ne fa niente.”
La ragazza annui: “Non si preoccupi, ci sono elfi, nani, un mago barbuto e anche i troll. E raggiunge un punteggio di otto virgola sette.”
Un sorriso compiaciuto rischiarò il volto di Wallace. Finalmente un autore come si deve.
Libero Seleni