Berserker
«Ray, si può sapere che diavolo state facendo tu e la tua squadra?»
Ray Parker alzò gli occhi al cielo. Tutto ciò che vide fu il bordo della visiera del suo casco e lo spazio nero. I suoi compagni avevano interrotto il lavoro e lo stavano guardando. Quegli stronzi del controllo produzione avevano parlato sul circuito aperto.
«Io quella la odio.» rispose Ray facendo un cenno ai suoi uomini di ricominciare a lavorare.
«Ti ho sentito.»
«Ho parlato sulla frequenza della mia squadra.» protestò Ray, «non hai il diritto di origliare.»
«E tu credi che non mi metta ad ascoltare anche sulla vostra frequenza quando devo parlarvi? Sei proprio un illuso.»
«Fanculo»
«Ho sentito anche questo.» replicò la voce femminile alla radio.
«Ci contavo che lo sentissi.»
«Allora, si può sapere che state combinando? Siete in ritardo di settimane sulle vostre quote di minerale.»
«Ehi, siamo incappati in un paio di fregature. Due asteroidi che sembravano promettenti, allo spettrometro risultavano di tipo M, ma di metalli buoni non ce n’era nemmeno un po’.»
«Le solite scuse. Senti, a me sei simpatico, ma non sono io che decido. Le altre volte ve la siete cavata per il rotto della cuffia. Questa volta se non raggiungete la quota entro la settimana avete chiuso.»
Ray fece un gestaccio, lo slancio del movimento gli fece staccare i piedi dal suolo, si allontanò dalla superficie dell’asteroide finché i cavi di ancoraggio non si tesero e i verricelli automatici li riavvolsero fino a riportarlo indietro.
Si guardò attorno, gli altri cinque componenti della squadra lavoravano alacremente con i perforatori. Dovevano piazzare le cariche e far saltare l’asteroide, ma non prima di averlo avvolto nelle reti di contenimento. A volte accadeva che le reti si lacerassero o non fossero allacciate alla perfezione, allora l’esplosione frantumava l’asteroide disperdendolo nello spazio in frammenti troppo piccoli perché valesse la pena rincorrerli.
Ogni tanto si vedeva qualche puntino brillare nello spazio, altre squadre di minatori al lavoro.
«Su diamoci da fare.» Ray esortò la squadra. «Non è colpa nostra se siamo stati sfortunati. Ma questo su cui siamo attaccati ora è uno buono, me lo sento.»
Lavorarono per un’ora trapanando nei punti accuratamente calcolati per spaccare l’asteroide con le cariche più leggere possibili.
«Ehi capo, qui la punta è partita, devo sostituirla.» Martinez aveva fermato la trivella estraendola dalla crosta dell’asteroide e fissava la punta con aria sconsolata.
«Ok. Lasciala raffreddare, poi cambiala.»
«Ma forse posso mettere la carica lo stesso. Sono solo cinquanta centimetri sopra il punto esatto.»
«No. Facciamo un lavoro fatto bene, questo è uno buono. Non voglio rischiare di sprecarlo. Con questo e con i suoi fratellini,» Ray fece un gesto indicando altri tre asteroidi che gravitavano attorno ad un punto comune assieme a quello su cui si trovavano, »ci rimettiamo in pari.»
Martinez si sedette in attesa di poter sostituire la punta danneggiata.
«Capo.» Martinez chiamò nuovamente con tono incerto.
«Che c’è ora?»
«Quello.» stava indicando qualcosa, approssimativamente in direzione del sole. «Cosa diavolo è quella roba?»
«Di che stai parlando Martinez? Io non vedo niente.»
«Guarda bene. Guarda le stelle.»
Ray guardò con maggior attenzione, le stelle gli sembravano le solite, tranne per il fatto che ne mancava qualcuna.
Una area dello spazio era più nera delle altre. Qualcosa di enorme oscurava le stelle e si stava muovendo nella loro direzione.
«In base ai regolamenti di guerra interstellare vigenti, vi comunico che state per essere disattivati.» una voce sconosciuta vibrò negli auricolari di Ray e della sua squadra.
«Aspetta. Chi sei? Di che stai parlando?»
«Sono un vascello automatico da guerra Inreck e come tale sono in diritto di terminare le vostre funzioni.»
«Guerra? Ehi un momento, noi non siamo in guerra con nessuno.» urlò Ray.
«Non appartenete allo schieramento Inreck per cui dovete per forza appartenere allo schieramento Aaluum e in quanto tali dovete essere disattivati.»
La nave era ormai abbastanza vicina da poterne cogliere la struttura. Immensa rispetto alle navi terrestri, era un agglomerato di piani intersecanti, forme curve, enormi cilindri.
«Fermo, fermo. Noi non sappiamo nulla di Aaluum. Siamo terrestri. Non abbiamo nulla a che fare con la vostra guerra.»
«Non risultate in nessuno degli elenchi di forme di vita alleate dello schieramento Inreck. Siete per forza di cose alleati degli Aaluum.»
Ray sudava copiosamente. I suoi uomini iniziarono a parlare tutti assieme sul canale radio. Guardò la nave aliena, una cupola si stava aprendo, con lentezza maestosa. Gli venne da pensare a un enorme occhio che batte le palpebre.
«Sto per inviare una squadra di disattivazione. Non opponete resistenza. Grazie.»
«Aspetta, non puoi farlo.»
«In base al regolamento di guerra è mio pieno diritto eliminare qualsiasi entità, forma di vita, intelligenza o altro, purché le mie intenzioni vengano dichiarate con sufficiente chiarezza e siano comprese dalla controparte.» Un coro di urla di protesta si levò dalla squadra di Ray. «Direi che le avete comprese alla perfezione, quindi posso procedere.»
«Aspetta. Come fai a parlare la nostra lingua?» chiese Ray.
«Ho ascoltato i vostri discorsi da quando sono in questo sistema solare. È stato abbastanza semplice comprenderne la semantica.»
Ray pensava furiosamente, doveva esserci un modo per far ragionare quel coso.
Alcune strutture, simili a ragni, uscirono dall’occhio della nave, allargarono le lunghe zampe e si diressero minacciosi verso l’asteroide a cui era agganciata la squadra di Ray.
«Non puoi eliminarci. Non puoi, perché» Ray cercava disperatamente un modo per prendere tempo. «perché noi siamo nemici degli Aaluum. Non dovrei rivelarlo, ma siamo parte dell’alleanza Inreck.»
Ray guardò i raggi del sole riflettersi sulla nave aliena.
«Non ho alcun dato in memoria su di voi.» rispose la nave.
«Facciamo parte di un progetto segreto. Un progetto recente.» Ray iniziò a vedere uno spiraglio. «Da quanto tempo non ricevi aggiornamenti sulla situazione bellica?»
La nave impiegò un attimo prima di rispondere. «Quattromilasettecentonovantadue anni standard.»
«Ecco vedi?» disse Ray con voce insinuante. «Ne sono successe di cose in questi quattromila anni. Questo sistema solare fa parte dell’alleanza Inreck.»
I ragni sembrarono rallentare la loro corsa.
«Qual’è il vostro scopo?» chiese la nave.
«Dobbiamo,» un’idea folle balenò nella mente di Ray. «Dobbiamo estrarre minerale metallico. Ma siamo stati attaccati da una nave Aaluum che ha danneggiato le nostre apparecchiature prima che riuscissimo a eliminarla. Maledetti Aaluum.»
«In base ai regolamenti vigenti vi dichiarate dunque parte dell’alleanza Inreck?» chiese la nave.
«Esattamente.» rispose Ray. «Siamo alleati. Amici. Anzi, non è che potreste darci una mano visto che non abbiamo ancora ripreso la nostra piena efficienza?»
«Specificate meglio il vostro compito.»
«Dobbiamo frantumare questi asteroidi, estrarre tutti i metalli presenti e caricarli lì dentro.» Ray indicò un grosso silos che orbitava a poca distanza dagli asteroidi. «Poi ci pensiamo noi.»
«Allontanatevi dalla superficie.» intimò la nave.
Ray richiamò la squadra. Salirono sul trasporto ancorato all’asteroide e si diressero alla loro nave.
Fecero appena in tempo ad allontanarsi dalla superficie che i ragni alieni attaccarono l’asteroide. Lo avvilupparono nelle loro lunghissime zampe e lo stritolarono. L’asteroide non resistette alla pressione, grosse crepe si crearono sulla superficie e un po’ alla volta grossi pezzi iniziarono a staccarsi. I ragni li raccolsero, li frantumarono ulteriormente, sembrarono ingerirli per poi vomitare delle barre metalliche che riflettevano la luce solare.
Trasportarono le barre fino al silos e ve le stoccarono con precisione prima di passare all’asteroide successivo. Nel giro di poche ore completarono il lavoro polverizzando gli asteroidi e riempiendo il silos fino al massimo della sua capienza.
«Vedo che vi sono altri di voi all’opera non lontano da qui. Anche loro hanno subito danni nell’attacco Aaluum?» chiese la nave.
«No. Grazie.» rispose Ray. «Gli altri sono a posto. Ora è meglio che tu riprenda il tuo viaggio, la gloria di Inreck ha bisogno del tuo lavoro. Chissà quanti sistemi stellari devi controllare.»
«Hai ragione, ti ringrazio per la tua comprensione. È stato piacevole trovare nuovamente degli alleati dopo oltre duemila anni. Vi auguro che possiate riprendere la piena funzionalità al più presto.»
La nave iniziò ad allontanarsi. Ray e i suoi uomini trattennero il fiato finché nessuna stella fu più oscurata dalla massa della nave aliena.
«Forza ragazzi. Agganciamo quel bidone e portiamolo alla base. Saranno sorpresi nel vederci tanto presto e così carichi.» sogghignò Ray.
«Con tutta quella roba possiamo permetterci di stare fermi un mese.» disse uno degli uomini.
«Come faremo a spiegare che invece di pezzi di roccia portiamo delle bellissime barre metalliche?» chiese Martinez.
«Non lo so, qualcosa ci inventeremo.»
Dovettero raccontare un bel po’ di storie quando consegnarono il carico, ma il metallo era metallo, per cui la compagnia mineraria non fece troppe domande. Si concessero un paio di giorni di baldoria prima di riprendere la rotta per la cintura degli asteroidi.
«Quello la. Ray indicò sul radar. Quello è bello grosso, cosa dice lo spettrometro?»
«Metallo.» rispose una voce femminile di Anderson, il secondo pilota.
Ray si girò a guardarla e la vide fare un segno con il pollice verso l’alto. «Ce ne sono almeno sette di buoni in un raggio abbastanza breve.»
«Ok. Mettiti a pari con quello, scendiamo a dargli un’occhiata.»
Con poche abili manovre Anderson parificò la velocità della nave a quella dell’asteroide. Entrarono nella capsula di trasporto che si agganciò saldamente alla superficie rocciosa. Scesero ed iniziarono ad eseguire dei prelievi.
«In base ai regolamenti di guerra interstellare vigenti, vi comunico che state per essere disattivati. Sono un incrociatore dell’alleanza Aaluum e come tale sono in diritto di terminare le vostre funzioni.»
«Ancora?» esclamò Anderson. Guardò Ray, le parve di scorgere un bagliore negli occhi del comandante, ma forse era solo un riflesso sulla visiera del casco.
«Ehi Anderson, quali sono i prossimi lavori sulla lista?»
Libero Seleni