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Berserker

«Ray, si può sapere che diavolo state facendo tu e la tua squadra?» Ray Parker alzò gli occhi al cielo. Tutto ciò che vide fu il bordo della visiera del suo casco e lo spazio nero. I suoi compagni avevano interrotto il lavoro e lo 

Unwhalt

Alcuni anni or sono, mentre frugavo fra i libri usati di una bancarella non lontana da Plaza España a Comodoro Rivadavia, trovai un’edizione portoghese del 1937 delle Storie di Erodoto curata da Xavier Martines. Colpito principalmente dall’originalità dei caratteri tipografici l’acquistai senza tuttavia prestarvi molta 

Memorie del soprasuolo

Bo aprì gli occhi di scatto. Nel rettangolo di luce spalancato sul corridoio si stagliava una sagoma scura.
La postura aggressiva e i capelli ricci che si srotolavano sulle spalle gli fecero capire che erano arrivati guai.
«Guarda guarda» proruppe una voce femminile. «Quel secchione di Bo in punizione.» Scoppiò a ridere.
«Ciao An.»
Le luci diffuse dalle pareti aumentarono d’intensità.
La ragazza dai lineamenti orientali entrò, scortata da un piccolo robot che si fermò a lato della porta, e crollò sulla poltroncina accanto a Bo.
«Allora? Tu in punizione?»
«Non sono in punizione. Questa è la biblioteca. È una punizione solo per te.» Si rilassò sulla poltroncina e le luci si affievolirono. «Studiavo storia.» Continue reading Memorie del soprasuolo

Lo strano caso dell’uomo con un proiettore al posto del cervello

«Chi li ha chiamati quei due?» sentii brontolare. Era l’accoglienza che ricevevamo sempre più spesso. «Holmes, dottor Watson» l’ispettore Lestrade ci venne incontro sorridendo. «Arrivate tardi. Il colpevole è già stato arrestato.» «Allora siamo qui per congratularci» rispose Holmes «per l’arresto della persona sbagliata ovviamente.» 

Prologo, dannato prologo

Prologo, dannato prologo

Io odio i prologhi. Non sempre e non tutti ovviamente. Il prologo è un ottimo indizio per capire la qualità del testo che si sta per affrontare e troppo spesso i prologhi sono disastrosi, preludendo a uno svolgimento altrettanto disastroso. Sono iscritto ad alcune community di scrittori 

yes and thanks

yes and thanks

È strano ripensarci ora, ora che si può fare un bilancio; pesare ciò che abbiamo perso e ciò che abbiamo guadagnato con la stessa cura di un gioielliere del diamond district, guardarsi indietro ora che è tutto finito, ora che la tempesta è passata lasciando la sua traccia di foglie strappate e di rami spezzati; ora che l’aria è pulita e l’ozono ci brucia gioiosamente i polmoni, guardarsi indietro con la saggezza con cui si può guardare solo il passato, è facile ora che solo una lieve brezza accarezza gli animi scompigliati. Continue reading yes and thanks

l’orologio

l’orologio

“Dave! Un pacco per te.” “Arrivo, grazie.” rispose alzandosi dalla scrivania. Un corriere stava uscendo dalla porta lasciando il suo collega Paul a fissare con la fronte aggrottata il pacco che si rigirava fra le mani. “Ancora Amazon. Di un po’: che ti prende? Ogni 

show don’t tell

show don’t tell

Wiliam Shaw si alzò, lo fissò negli occhi inarcando le sopracciglia folte e scure, afferrò il manoscritto e lo sbatté sulla scrivania. Don Tellerman spalancò la bocca, quel plico di fogli maltrattati era il suo manoscritto. Quel colpo era uno sparo alla tempia delle sue 

sorrisi

sorrisi

Il suo cuore pulsava all’impazzata, pompando furiosamente si ripercuoteva nella gola, nelle tempie, nei polsi, perfino nei polpastrelli. Camminava rasente al muro guardandosi continuamente attorno con movenze da uccello, rapidi scatti della testa seguiti da istanti di immobile fissità dello sguardo, pronto a cogliere ogni indizio di movimento. Nonostante i suoi sforzi nulla gli permetteva di capire se fosse riuscito a distaccare il suo inseguitore. Un breve fruscio, un’ombra che ai suoi occhi sembrava muoversi, un alito di vento nell’aria altrimenti immobile della notte, bastavano per provocargli nuove scariche d’adrenalina. Solo per un attimo aveva intravisto una figura stagliarsi nel chiarore lunare, poi più nulla. Vagava ormai da una decina di minuti cercando disperatamente di attirare l’attenzione di qualcuno, ma nelle stradine della periferia in cui si trovava aveva scorto solo gruppetti di individui così poco rassicuranti che aveva preferito proseguire la sua fuga solitaria. Possibile non ci fosse in giro nessuno? E tutte le lamentele che leggeva sui giornali per gli schiamazzi nei bar? Pareva che proprio quella notte tutti avessero deciso di tapparsi in casa.

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linee

linee

La lama scivolava leggera sulla pelle, una carezza d’acciaio, quasi con dolcezza. Osservavo affascinato il delinearsi di un’ esile traccia rossa che, come labbra che si dischiudono per un bacio, si allargava liquida riflettendosi in quella metallica e affilata lucidità.