Hotel Silence: la quiete dopo la tempesta
Hotel Silence di Auður Ava Ólafsdóttir è un libro lieve. Non un libro leggero, anzi il contrario, perché tratta temi importanti e profondi: l’insoddisfazione di vivere in mancanza di uno scopo, la guerra con i traumi di coloro che le sopravvivono e le distruzioni che lascia dietro di sé, la paternità, l’amore.
Lieve è solo il modo in cui l’autrice ne parla. Invece di sfornare un libro pesante e tragico è riuscita a inventarsi una vicenda un po’ surreale e paradossale in cui un uomo insoddisfatto di sé e in cerca del luogo adatto per suicidarsi si ritrova in un albergo in rovina a causa della guerra appena terminata, l’Hotel Silence del titolo.
Per certi versi la trama è molto semplice, ma quello che conta davvero sono le piccole cose, i risvolti nelle pieghe della storia. Quello che conta è il carattere del protagonista, il suo pragmatismo unito alla capacità di intravvedere un futuro migliore, così come sono importanti gli altri personaggi della storia, compresi quelli che appaiono solo per un attimo, come la figlia del protagonista-
Hotel Silence è un bel libro che si legge con facilità, ma che fa riflettere e che mostra le cose da un punto di vista sempre un po’ particolare, disallineato dal senso comune.